Regia di Budd Boetticher vedi scheda film
Pochi western come quelli di Boetticher, prima degli anni 60, sapevano essere così privi di enfasi e di epica. Senza peraltro tradire i principi morali su cui si basava il genere, semmai provando a scalfirli dall'interno. Il budget ridotto, lungi dall'essere una zavorra, costringe il regista a reinventare l'estetica della Frontiera. Scene madri risolti con poche, asciutte inquadrature. Zero orpelli. Personaggi tanto paradigmatici quanto sfaccettati, che cavalcano sparuti in desolati paesaggi minerali, contemplati da una mdp spesso immobile: sono insignificanti figure, inghiottite dalle montagne, un tutt'uno con una natura insidiosa. In questo film, per molte sequenze dialogate, Boetticher lavora molto sulle distanze fisiche, optando per campi medi e controcampi frequenti, a sottolineare la scarsa fiducia reciproca fra i personaggi. Ognuno agisce per il proprio tornaconto, mosso dal desiderio di libertà o di vendetta. Il sentimento verso una donna o l'amicizia virile sono solo strumentali a finalità che gli uomini ritengono prioritarie, per quanto conducano inesorabilmente alla solitudine.
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