Regia di Marco Bechis vedi scheda film
Maria, una militante che opera in una organizzazione che si oppone alla dittatura argentina, viene tradita da Félix e portata nel “Garage Olimpo”, uno spaventoso luogo dove i prigionieri vengono torturati con ogni mezzo prima di essere spediti verso la morte. Un luogo di insostenibili purghe realmente esistito, una delle 365 “multisale di sterminio” in cui trentamila oppositori politici furono eliminati negli infausti - per molti paesi del Centro e del Sud dell’America - anni ‘70. Di nazionalità italiana, Marco Bechis è nato a Santiago del Cile e ha vissuto alcuni anni in Argentina, dove ha realmente provato le terribili esperienze narrate in questo suo secondo (l’esordio fu “Alambrado”, nel 1987) e asciutto bel film, che risfodera a tratti le suggestioni di “Il portiere di notte” di Liliana Cavani, ma che marcia decisamente spedito nella scia del Solanas più ispirato. Un’opera, come si sarebbe detto una volta, esemplare e necessaria, che riesce - malgrado il tema grave e soffocante - ad inseguire e ad acciuffare rivoli di poesia (si guardi alla drammatica sequenza finale), a presentare un’attrice che ci piacerebbe rivedere (Antonella Costa) e un’altra che ci ha fatto piacere reincontrare (Dominique Sanda).
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