Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Film di una mediocrità imbarazzante. Scialbo, monotono, superficiale. L'eclettivo Yimou, sforzandosi di adottare un approccio più dimesso possibile, confeziona una pellicola inerte, pallida copia del grande cinema di Kiarostami, del tutto priva della leggerezza, della profondità, dell'acume, della ricchezza espressiva (mascherata dal minimalismo estetico) che fecero grande il cinema del maestro iraniano. La seconda parte poteva essere l'occasione per addentrarsi nelle contraddizioni della Cina moderna e invece Yimou si è dimostrato privo dell'occhio da esploratore, di quello sguardo a metà fra finzione e documentario capace di carpire l'anima di un luogo (c'è un abisso fra questo film e quelli iraniani dello stesso decennio). L'intero film corre sui binari di un tedio a fatica accettabile, ma la parte finale, con quel patetico appello televisivo strappalacrime, davvero supera ogni limite di decenza! Un film improponibile.
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