Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Leone d'Oro alla 56° Mostra di Venezia un film neorealista, secondo il suo autore, capace di mostrare l'aspetto meno accattivante e più arretrato del suo paese. Pechino non è ormai diversa dalle grandi città occidentali, come del resto si vede nella seconda parte del film, ma nelle campagne la situazione è ben diversa. Wei Minzhi è una supplente tredicenne scelta da un severo, ma in fondo bonario capo villaggio per sostituire, nella scuola elementare di campagna, il maestro Gao, costretto ad assentarsi per un mese, per assistere la madre ammalata. Gao non ha molta fiducia nella ragazzina, troppo piccola per occuparsi di una classe di bambini vivaci e scatenati, senza la necessaria esperienza e piuttosto timida ed impacciata. Dovendo però accettare la situazione, raccomanda a Wei di non perdere nemmeno uno dei suoi 28 alunni: se riuscirà a fare andare a scuola tutti i bambini ogni giorno, avrà un premio di 10 yuan in denaro. Uno degli alunni però diserta le lezioni per andare in città a lavorare: per Wei inizierà una vera e propria missione pur di recuperare il ragazzino, mantenendo la promessa data al maestro Gao: "al mio ritorno voglio trovare tutti i bambini, non uno di meno". Sarà così costretta ad affrontare le insidie della città, raggiunta a piedi, e lanciare persino un appello in Tv alla trasmissione "L'arcobaleno della vita": i suoi sforzi alla fine saranno premiati. Interpretato da attori non professionisti, "Non uno di meno" prosegue l'indagine sociologica nella Cina moderna iniziata da Yimou con il suo precedente "Keep cool". Attraverso piccole storie di gente comune il regista racconta con stile semplice, ma non semplicistico, diretto e limpido, affettuoso e sincero, coinvolgente e poetico la realtà, la storia i cambiamenti degli ultimi anni in Cina. Una denuncia pacata e ammirevole, sensibile e appassionante, esemplare e ottimista, forse anche un pò troppo buonista (tutti, in fondo, nella frenetica città sono disponibili ad aiutare la povera Wei) di un problema molto grave, l'abbandono scolastico, un fenomeno usuale nelle zone rurali più povere, a conferma del fatto che in Cina ci sono più di duecento milioni gli analfabeti. Interessante il continuo rimando al denaro, sempre alla base delle difficoltà di Wei, curiosa la diffusione anche in Cina di programmi televisivi in cui la gente bisognosa rivolge appelli o racconta le proprie vicende private e personali in un processo di occidentalizzazione e privatizzazione sempre più marcato e diffuso, desolante e doloroso il confronto tra una città sempre più ricca e moderna ed una campagna ancora sospesa in una dimensione lontana e estremamente povera, dura e faticosa. Zang propone sentimenti puri e autentici, senza essere patetico, facilmente lacrimevole o ricattatorio, invita all'amore gioioso e sereno per i bambini colti nella loro ingenuità e naturalezza, descrive un mondo e una cultura contadini in cui è ancora molto importante evitare gli sprechi, ad esempio di gessetti, lancia un messaggio di speranza e affetto affidandosi ad un'eroina coraggiosa e costante, insistente e tenace, capace di non arrendersi e di continuare per la sua strada pur di portare a termine il suo compito: un esempio morale altissimo e tutt'altro che scontato. Sarà pure una sorta di libro "Cuore" orientale, ma è comunque un'opera che non nasconde le difficoltà e le miserie di un paese, raccontandole sotto forma di una favola dolce ed elegante: forse è per questo che in Cina è stato accolto positivamente e sostenuto calorosamente, a differenza del ben più duro e amaro "17 anni", pervaso da un profondo senso di tristezza e boicottato dalle autorità cinesi.
Voto: 7+
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