Regia di Adil El Arbi, Bilall Fallah vedi scheda film
Ce ne voleva di forma per contenere in un'unica storia occidentali 'distratti', giovani arabi moderati delle periferie europee, giovani arabi estremisti delle periferie europee, sunniti, alawiti, kurdi, siriani, mercenari di varia forma e natura, islamisti del Daesh, etc etc.
Ce ne voleva di contenuto per formare tutto l'orrore, l'odio, la falsità, l'ipocrisia, la bestialità, lo straniamento, la propaganda, l'indottrinamento, la ribellione (Kamal, uno dei protagonisti, è emblematicamente ribelle anti-sistema a Mollenbeck, ed è ribelle anti-califfato a Raqqa), il coraggio, il silenzio e l'urlo che dal 2013 al 2016 hanno travolto e devastato il Medio Oriente, le sale d’attesa dei nostri aeroporti, le stazioni della metropolitana, i boulevards parigini e tutti quei posti dove la guerra ‘vera’ e la guerra asimmetrica del terrorismo (quello dei ‘cattivi’ come quello dei ‘buoni’) ha seminato vittime.
I nostri due registi ci tentano in 135 minuti e con un pastiche cinematografico che mischia, discretamente riuscendovi, dramma famigliare, film di guerra, coming of age e perfino musical che lega in più punti l’intera narrazione e la chiude molto teatralmente.
Un’opera che non annoia, spesso sussulta, poi torna diligentemente dentro ad un alveo consolatorio e previsto. Infine e comunque, indigna. Un fratricidio che è quello dell’uomo all’uomo, quello di due culture che fondate laicamente sul credo religioso, invece che ascoltare e porgere l’altra guancia o rileggere attentamente alcuni passi coranici, si vendono a predicatori fasulli, a mestatori a libro paga, a reclutatori senza scrupoli. ‘Qui’ e ‘lì’, sia chiaro.
“C'era una volta un uomo che andò dal Profeta e gli chiese il permesso di prendere parte alla jihad. ‘Voglio prendere parte alla jihad per la causa di Allah’, disse. E il Profeta gli chiese, ‘Tua madre è ancora viva?’. Lui rispose, ‘Sì, grazie ad Allah!’. Il Profeta allora gli ordinò, ‘Resta con lei, perché il paradiso è sotto ai suoi piedi’.
Ecco, ascoltassimo meglio le parole degli Dei a cui ispiriamo le nostre vite vegetali e le nostre società carnivore, staremmo al fianco delle nostre madri, invece di partire alla guerra per scannare le madri altrui...
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