Regia di Andy Tennant vedi scheda film
L'ispirazione è una storia vera, quella di Anna Leonowens, vedova con due bambini, che nel 1862 accettò l'invito del Re del Siam, Mongkut (Rama IV), il quale desiderava che ella insegnasse la lingua inglese ai suoi figli e alle sue mogli, introducendoli pure ai costumi occidentali. Anna lasciò la figlia Avis in Inghilterrà e partì insieme al figlio Louis alla volta di Bangkok, dove rimase per sei anni come educatrice. La vicenda convinse Margaret Landon a scriverne un libro, Anna e il Re del Siam (Anna and the King of Siam), dal quale è tratto il film.
Non dubito del fatto che gli eventi realmente accaduti siano stati rielaborati per l'occasione, così come della probabile libertà nella trasposizione cinematografica stessa, rispetto al romanzo d'origine. Tuttavia il ritratto qui elargito non trasgredisce alcuna regola formale di un qualsivoglia adattamento, restituendo un sensibile e delicato viaggio dallo squisito sapore di una fiaba moderna.
Il ritmo sarà sempre assai blando, ma nella mia personale esperienza questo aspetto non si traduce per forza in apatia. Non è questo il caso, almeno. Penso che nessuno s'aspetterebbe travolgenti sequenze d'azione, laddove invece si preannunciasse il dominio della riflessione, della dialettica e del pensiero filosofico nell'incontro (e scontro) fra diverse culture. L'interesse, infatti, è mantenuto vivo dalle tematiche non banali affrontate, dai preziosi dialoghi che muovono la narrazione, dalla ragionata caratterizzazione dei personaggi, su tutti gli ottimi Anna (Jodie Foster) e il Re (Chow Yun-fat), dalle trame secondarie ma non accessorie (almeno un paio: l'una di natura politica, l'altra drammatica), dalla meraviglia dei paesaggi, dalla bellezza dei costumi... insomma, ogni dettaglio dimostra la cura di cui è stato oggetto.
Un film costruito sulle parole e sulle immagini, oltre che sull'interpretazione dei due protagonisti. Che probabilmente forgiano l'anima dell'opera nel suo complesso. Non sarà privo di difetti (alcuni evidenziano un'eccessiva durata), ma la sua integrità merita di essere comunque riconosciuta e premiata. Voto: 4,5/5.
Nel 1862 Anna Leonowens, insegnante inglese da poco vedova, arriva nel Siam insieme al figlio. A Bangkok ha accettato di fare da precettrice ai 58 figli di re Mongkut, alla moglie e alle concubine. Anna sa ben poco del sovrano siamese, tranne che il suo popolo lo venera come un dio. Essere ammessi alla sua presenza e rivolgergli la parola sono azioni sottoposte ad una ritualità rigida e immutabile. Convinta dell'arretratezza di quel modo barbaro di vivere, Anna tenterà di donare la sua luce al Siam.
La suggestione delle immagini è tradotta con egual (per non dire immutata) efficacia nelle musiche composte da George Fenton e da Robert Kraft. Il risultato è quindi assai buono e si lascia apprezzare.
Non riscontro la necessità di interventi particolari.
Il suo miglior film, non ho dubbi al riguardo.
Abile nel trasmette l'energia e la determinazione di Anna Leonowens, grazie al suo innato talento.
Ha tutto il carisma e l'autorità necessari a interpretare Mongkut, ovvero Rama IV, il Re del Siam.
Un'intensa Tuptim, la favorita del Re, protagonista di una commovente sotto-trama.
Louis T. Leonowens, ruolo piccolo ma carino.
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