Regia di Francesco Nuti vedi scheda film
Disgraziato il giorno in cui la commedia all’italiana (o ciò che ne rimane) ha scoperto l’ambiguità dei sessi. Non il travestimento da avanspettacolo di De Sica-Banfi (che ha una tradizione e una dignità comica) ma il rimescolamento dei generi attraverso il nostro costume. Nascondendosi tutti dietro il grande Billy Wilder e la sua conclamata voglia di imperfezione (prima di tutto morale) e annaspando nel solito vuoto di idee, i nostri autori (?) comici mescolano gaiamente i sessi, cercando di spremerne tutte le possibili interazioni sentimentali. Ma, a parte Benvenuti con “Belle al bar” (ben scritto e ben recitato) tutti, da “Uomini uomini uomini” a “Come mi vuoi” a “La vespa e la regina” approdano a un’autocompiaciuta banalità. E, quanto ad autocompiacimento, Nuti non è secondo a nessuno; tanto che in “Io amo Andrea” fa innamorare di sé non solo le amiche della ex moglie e una ragazzina fidanzata con una lesbica, ma anche la bellissima lesbica Francesca Neri. Non ci sarebbe niente di male se non fosse che la progressione psicologica è azzerata, che il livello emotivo dei personaggi è preadolescenziale, che il materiale narrativo bastava per una mezz’ora, inutilmente dilatata da vistosi carrelli, da esibizioni imbarazzanti di Nuti (che balla “I’m Singing in the Rain”), da “aperture” favolistiche (incredibile e implacabile la festa in maschera il 10 agosto). Noi non amiamo Andrea.
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