Regia di Tonino De Bernardi vedi scheda film
Com'è difficile camminare sulla terra. Il mondo è un ambiente desolato, in cui gli uomini, singoli individui, sono prigionieri della propria pesantezza e dei propri limiti; per questo i loro movimenti sono lenti e stentati, benché ambiscano ad essere, al contempo, coreografia, scenografia e recitazione. Per loro fare non significa operare, non è un'attività finalizzata alla realizzazione di obiettivi concreti; è, invece, solo un contorno al loro disperato modo di amare e di desiderare, al loro maldestro ed affannoso tentativo di superare le barriere della solitudine e dell'incomunicabilità, rivolgendo al loro prossimo un "sorriso asmatico". Lo stesso simbolismo degli oggetti partecipa allo sforzo, esplodendo in un crepitio di schegge (le cassette fracassate, il ghiaccio rotto, i fuochi d'artificio) per evadere dall'ermetismo delle icone, che per definizione sono immutabili, e quindi morte. Vivere, per i personaggi di Tonino De Bernardi, significa invece cercare, incessantemente, e a tutti i costi, di essere, per sé e per gli altri. Ciò comporta un duro percorso di trasformazione che, in ogni momento, vede la persona avanzare a fatica, lungo la soglia che separa il passato dal futuro; per questo i protagonisti della storia sono viandanti che procedono sulla riva, tra l'acqua e la terra, incontrandosi, inseguendosi e, soprattutto, toccandosi. Il margine (anche e soprattutto quello degradato, come la baraccopoli o la discarica) diviene così il luogo magico in cui avviene ciò che veramente conta: la commistione delle storie e l'incrocio dei destini, che producono una fertile unione, aprendo la strada a nuove combinazioni ed inattese possibilità.
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