Regia di Domenico Paolella vedi scheda film
Pur partendo dalla considerazione che Franco Califano contro Martin Balsam è uno scontro ad armi impari e dall'esito facilmente prevedibile, non si può comunque dire più di tanto male di questo prodotto dignitosamente scritto e modestamente confezionato. Lo sceneggiatore è Augusto Caminito, che nella sua vasta carriera non ha licenziato grandi opere, ma ha collaborato con registi del calibro di Lizzani, Comencini, Salce, scrivendo anche un paio di film di Sordi insieme a Sonego; il regista è Domenico Paolella, mestierante che si è sempre saputo difendere in un percorso artistico privo di vette, ma raramente sceso negli abissi, composto più che altro da commissioni e lavori di chiara impronta commerciale (filmetti musicali, un paio di poliziotteschi, qualche peplum). Narrare la storia di un mafiosetto che rifiuta di dedicarsi al traffico di droga nel 1979 è un mezzo suicidio: Il padrino è ormai già leggenda e Califano non regge il confronto con Brando neppure per uno spettatore ubriaco. Nonostante ciò e nonostante qualche volgarità, comunque necessaria ad inquadrare personaggi ed ambiente rappresentato, Gardenia funziona, nei limiti di ciò che ci si possa aspettare da un prodotto di simile fattura. Califano cura anche le musiche, che non sono affatto male, seppure il tono melodrammatico non appartenga ai canoni del thriller-noir-poliziesco all'italiana di quegli anni: ma qui è assolutamente azzeccato. Come non si può discutere, sempre rimanendo coscienti delle citate lacune, sull'interpretazione dello stesso Califano nei panni del delinquente gradasso di estrazione popolare romana: è il suo ruolo, e Paolella sceglie bene nel farlo esordire come protagonista in questo film. 4/10.
Gardenia è un malavitoso romano; quando un boss si mette in contatto con lui per ampliare lo smercio della droga nel territorio di Gardenia, quest'ultimo reagisce con violenza: va bene tutto, ma la droga no.
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