Regia di Domenico Paolella vedi scheda film
Sfilacciato, senza ritmo nè interno che esterno, senza veri momenti di tensione e più sul filo della commedia alla "para- Maresciallo Giraldi", molto lontano dalla precedente prova di Domenico Paolella nel "poliziottesco"(e questo non lo è), ovvero il fibrillante e rabbioso "La Polizia è sconfitta", Paolella qui al suo penultimo film gira una pellicola al servizio del divo del cantautorato romano per eccellenza, il mitico per davvero Franco Califano.
Il quale in pratica impersona il personaggio che gli riesce meglio, o che avrebbe aspirato ad essere per tutta la vita, il cantante dalla bella vita notturna piena di donne spaziali e belle cose degne del suo status di uomo realizzato, ma anche in odore di malavita o almeno di frequentazioni contigue. Ironia della sorte, proprio in quel periodo e per molto meno di quello che si vede mostrato nel film, il Califfo finì dietro le sbarre di Rebibbia, e ci rimase anche un periodo medio-lungo con accuse molto simili alle attività criminose che si svolgono nel film. Poi assolto come sempre o quasi succede in questi casi dopo lunga e tortuosa carriera giudiziaria, perchè "il fatto non sussisteva" e con un trafiletto sui soliti giornaloni, che invece avevano sparato a caratteri di scatola e a tutta colonna i suoi arresti, reo probabilmente solo della sua fraterna amicizia di lunga data con il boss milanese Francis Turatello.
La sua carriera subì un lungo arresto e ne fu indubbiamente danneggiata, e con essa anche quella nascente cinematografica, che si poteva intravedere in questo film che non fu un totale insuccesso, almeno nella zona di Roma.
Il tono malinconico-rassegnato abbastanza inconsueto, unito alla bellezza della Roma anni '70(fotografata da Sergio Rubini, che no, non è l'attore, non c'entra nulla), costituisce come al solito per il nostro cinema di quegli anni, motivo di grande piacevolezza, fascino, calda attrattiva vintage.
Splendido parterre di donne a cominciare da Maria Baxa, la poderosa Eleonora Vallone, Lorraine De Selle, Licinia Lentini, Melissa Chimenti ecc. tutte a popolare spesso nude(ma nel film no),le pagine dei Playmen e Playboy di quegli anni formidabili.
Martin Balsam e Robert Webber, vivevano in pianta stabile e si divertivano a Roma, dove avevano nutrita partecipazione alle pellicole poliziesche, come anche qui senza fare eccezioni, divertendosi. Bello anche lo stuolo di caratteristi intorno a Califano, a cominciare da Franco Diogene, e Roberto Della Casa, che veniva anche a vendere gli spazi pubblicitari per i negozi negli elenchi della Sip del centro di Roma, compreso il nostro, per non parlare della gustosa apparizione di un giovane Hal Yamanouchi come "corriere della droga", che scende a Fiumicino da un Boeing della "Iraqi airlines" con "la scritta strana" sulla carlinga, come dice dalla terrazza Gualtiero Rispoli assieme ai primi due. Certo strana, è in arabo. Bella anche la battuta che gli fa Califano, il quale guidando un taxi, lo porta in città, " se è cinese o giapponese? No, no, giapponese. Ah ecco, no perchè sa com'è, a vedervi per noi siete tutti cinesi": Oggi quantomai più attuale, che nel 1979.
John Nada
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