Regia di Jan De Bont vedi scheda film
Nella casa, in cima alla scalinata che si protende sul vestibolo, c’è un ritratto, malefico e imponente, dell’antico proprietario e fondatore: un ritratto talmente ghignante e naïf da far impallidire i guizzi più estrosi di Roger Corman. Deve molto a “Il pozzo e il pendolo”, “La caduta di casa Usher”, “La maschera della Morte Rossa” questo “Haunting” di Jan De Bont (che invece deve pochissimo al bellissimo “Gli invasati” di Robert Wise, se non il soggetto, ispirato allo stesso romanzo). Ma Corman lavorava di stilizzazione e profondeva nei suoi film ironia sotterranea e una visione inquietante delle cose sotterranee del mondo. Invece, De Bont lavora di enfasi spettacolare e profonde fantasmini setosi, orme di piedini insanguinati e un’enorme presenza cattiva che pare uscita da “Una notte sul Monte Calvo” di “Fantasia”. Gli effetti speciali mangiano l’anima del film e lo trasformano in un carrozzone frastornante.
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