Regia di Vittorio Sindoni vedi scheda film
Nobile e riuscita commedia italiana, realizzata da un buon regista e attori di classe...
Garbato sequel di Amore mio non farmi male, questa volta però sviluppato al contrario: se nel primo film la storia era vista dalla parte degli adolescenti (la Fani e Chevalier) adesso lo stesso tema -ovvero della sessualità- è affrontato sull'altro lato: durante la crisi dei genitori destinati a diventare "anche" nonni.
Son tornate a fiorire le rose, grazie all'ottimo cast ripreso in pieno dal film precedente (oltre al buon caratterista Enzo Robutti è da citare anche Leopoldo Trieste in un sostanzioso ruolo) scorre piacevolmente facendo sorridere con un po' di amarezza visto il melodramma che sta (in maniera quasi impercettibile) sempre sullo sfondo: anche con l'avanzare della età non bisogna mai lasciarsi andare, ma anzi vedere il lato positivo che l'esperienza aggiunge al vissuto personale.
Valida, come sempre, l'ispirata regia di Sindoni che qui -caso unico più che raro- ha la bella intuizione di inserire titoli di testa con immagini (come testimoni di un matrimonio) comprensive di tutto il cast tecnico/artistico. Nulla da dire sulla superba performance degli attori, con un Walter Chiari mattattore (esilarante lo sketch sui "tre diversi modi di affogare") ben sorretto dal grande Salce e dalle indimenticabili Macha Meril (quello stesso anno anche sul set di Profondo rosso in tutt'altri panni: quelli della medium) e Valentina Cortese.
Comparsata per Cinzia Monreale (poi protagonista nel terzo capitolo Per amore di Cesarina) e (quasi subliminale) di Daniela Poggi.
Curiosità: a testimonianza del livello "alto" cui -senza pretese- la sceneggiatura tende basterà citare il poetico finale, che risalta sulle parole di Lorenzo il Magnifico, pronunciate con sentita illuminazione dalla Cortese:
"Quant'è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v'è certezza!"
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