Regia di Terence Hathaway (Sergio Grieco) vedi scheda film
A metà dei Sessanta il nostro cinema di serie B si prodigò in una serie di imitazioni (a basso costo e altrettanta resa) del fenomeno-James Bond; inutile dire che, se il microfilone è potuto andare avanti per svariati titoli, la principale responsabilità va attribuita al discreto successo di pubblico che essi ricevettero. In particolare fu Sergio Grieco a trarne vantaggio, potendo licenziare la serie di '077' (fantasiosissima variante di 007) e, subito in coda, anche questo Rififi ad Amsterdam, che coglie l'occasione per strizzare l'occhiolino anche ai film di rapina, quelli della serie - appunto - di Rififi (Jules Dassin, 1955). Ma va subito detto che qui i mezzi sono talmente pochi che si sfiora con preoccupante frequenza il trash involontario; per giunta il cast non vanta alcun nome di risalto e il protagonista è uno spaesato Roger Browne, già eroe mitologico in tanti precedenti peplum (dove sicuramente si trovava meglio). Neppure la colonna sonora firmata da Piero Umiliani lascia il segno, il che è tutto un dire; sceneggiatura bolsa, risaputa (azione, botte, mistero blando e storia sentimentale in sottofondo: tutto stravisto) che vede sovrapporsi tre firme: quelle di Lucio Battistrada, di Armando Crispino e di Ramon Comas. La carriera di Grieco, che qui si concede lo pseudonimo di Terence Hathaway, stava declinando ma di fronte c'erano ancora i Settanta, trionfo del cinema di genere: per un'altra decade il regista continuerà ancora a lavorare a questi ritmi e livelli. 2/10.
Un ingente furto di diamanti in Olanda genera una caccia al tesoro lungo tutta l'Europa. Un agente, l'intrepido Rex, riesce a mettersi sulle tracce giuste: quelle di un folle scienziato in possesso di un'arma devastante.
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