Regia di David Fincher vedi scheda film
Edward Norton è uscito indenne da “American History X” però non riesce più a dormire. "Chi soffre d’insonnia non è mai sveglio, non è mai addormentato": che fare? Presenziare a tutti i corsi terapeutici di ciascuna malattia - fisica e psicologica - esistente nella sfera occidentale: lì un pianto lo si rimedia sempre. Poi, nella vita dell’uomo, inciampano – rispettivamente – Marla Singer e Tyler Durden, una donna e un uomo alla deriva, lei alla ricerca di qualcuno o qualcosa che la smuova dentro e fuori, lui con in testa un disegno ben definito, un “Fight Club” dove pestarsi a sangue per tornare a sentirsi vivi ("Non voglio morire senza cicatrici"). Durden intuisce che il “dormiente” è un potenziale complice del suo rivoluzionario (nichilista?) percorso e quindi gli brucia la casa perché "le cose che possiedi finiscono col possederti" e perché "solo quando hai perso tutto sei libero di fare ciò che vuoi". Infatti. Il “Fight Club” ben presto si trasforma nel “Progetto Tumulto”: far esplodere il cuore dell’economia mondiale. Confuso (quella facile svolta nel “doppio”…), cronenberghiano senza coraggio, tra “L’esercito delle 12 scimmie” e “Matrix”, il nuovo Fincher delude le attese, pasticcia la narrazione con una saggistica “all’americana” banale e superficiale, e rimane stampato nella memoria solo per la straziata e(ppur) bellissima Helena Bonham Carter e l’ormai solito immenso Edward Norton.
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