Regia di David Fincher vedi scheda film
Apologia dell'autodistruzione e dell'anti-consumismo. "L'automiglioramento è masturbazione", invece nell'autodistruzione c'è l'essenza della nostra esistenza, secondo Tyler Durden, l'ispirato filosofo del Fight Club. Aspettatevi di essere scioccati, spaventati, emozionati e ... sventrati. Tyler parlando ai coscritti dice: "sentite, balordi, non siete speciali, non siete un pezzo bello, unico e raro. Siete materia organica che si decompone come ogni altra cosa. Siamo la canticchiante e danzante merda del mondo. Facciamo tutti parte dello stesso mucchio di letame". Ma andiamo con ordine ...
Il protagonista (Edward Norton) lavora come perito d'incidenti per una grande casa automobilistica. Soffre di insonnia, è ansioso e stordito dal jat lag, a cui è continuamente sottoposto a causa del suo lavoro, che considera schifoso; il suo capo è un automa, la sua autostima la misura con i beni di consumo che possiede; sfogliando il catalogo Ikea si domanda: "quale tipo di salotto mi caratterizza come persona? ... Una volta leggevamo pornografia, ora siamo passati ad arredomania".
Per alleviare i postumi della sua veglia infinita, inizia a frequentare assiduamente tanti gruppi d'ascolto psicologico per malati incurabili, fingendosi malato, sino a diventarne totalmente dipendente. Solo in compagnia di chi lotta con la paura cronica egli può abbandonarsi a se stesso ed essere sereno, tanto da lasciarsi andare in un piagnisteo corale, con tanto di lacrimoni. Scopre la cura per l'insonnia: piangere a dirotto insieme a tutti gli altri malati.
In questo contesto, davvero allucinante, conosce Marla Singer (Helena Bonham Carter) la quale si unisce al gruppo di chi ha il cancro ai testicoli, (mi chiedo come donna cosa abbia inventato per farsi ammettere? non oso tentare una risposta ...); a questo punto il protagonista (Norton) sa che non è il solo a fingere di essere malato per partecipare ai gruppi d'ascolto. Marla è un personaggio singolare. Cammina indifferentemente nel traffico, fregandosene di chiunque la possa investirla. Si nutre di sigarette ed emozioni disfunzionali. La sua filosofia di vita è che può morire da un momento all'altro; la tragedia, dice, 'è che non succede'.
Poche settimane dopo, il protagonista (Norton) si ritrova su un altro aereo in volo in per periziare l'ennesimo incidente d'auto e il ragazzo seduto accanto a lui è un burlone dai capelli irti, un guascone ... inizia a parlare con lui; quest'incontro gli stravolgerà la vita. Questo guascone è Tyler Durden (Brad Pitt); un personaggio spericolato, disinibito, egli personifica l'anticonformismo, promuove l'anarchia dal consumismo. "Quando abbiamo perso tutto, siamo liberi di fare qualsiasi cosa", dice. All'inizio ho parlato del Fight Club come dell'apologia dell'autodistruzione come ricerca della propria esistenza, di dare un senso ad essa, semmai esistesse ... ma non solo. E' un manifesto contro il consumismo e lo è in modo esplicito; Tyler Durden, il filosofo creatore del Fight Club afferma: "Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca, sei la canticchiante e danzante merda del mondo! ...
Omicidi, crimini, povertà. Queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con cinquecento canali, il nome di un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra, poche calorie ...
Le cose che possiedi alla fine ti possiedono".
Mi piacerebbe andare fino in fondo su questo argomento, ma questa non mi sembra la sede giusta per approfondire il tema, invero qui si deve parlare di cinema, non di sociologia. Una cosa ci tengo a precisarla: nel film c'è violenza, ma sbaglia chiunque lo voglia banalmente etichettare come un film violento o sulla violenza. E' un film che tratta di scelte: essere attivi e autodeterminare la propria vita, svicolando i ruoli e le etichette sociali, oppure vivere con letargia (!?!). Si tratta di scegliere: svegliarsi e rendersi conto che ad un certo punto nel passato la società ha buttato nel bagno i nostri sogni , mettendoci le mani alla gola, con forza, per sottometterci e farci abbassare al conformismo. Siete disposti a farvi questa analisi? Se la risposta è 'si' ... allora Fight Club è il film che fa per voi.
Il film è divertente e girato con stile frenetico. Il personaggio di Norton inizialmente è un yuppie incapace di dare un senso alle regole aziendali. Marla è una drogata di disperazione e ha necessità di sterminare se stessa tramite l'amore hard-core. Tyler è inclassificabile, un cane sciolto in grado di iniziare una guerra. Invece, crea il Fight Club, una specie di gruppo (non di ascolto) ma di 'mazzate' da orbi, per gli uomini che hanno bisogno di esprimere la rabbia interiore, per stare meglio con se stessi.
Le scene del film vanno dall'interessante al pericoloso, dallo stravagante all'eccentrico, dal pugilato a mani nude al terrorismo urbano. La violenza si diffonde sul territorio, perchè raggiunge lo scopo psicologico sperato. Ma non mai fine a se stessa, è indirizzata alla sovversione con il messaggio anarchico.
Ottima interpretazione di Brad Pitt, finalmente fuori dai ruoli sensuali e da belloccio, che troppo volte gli hanno affibbiato. Norton è sensazionale, nella parte dello smidollato; ma ciò non è sorprendente, aveva fatto bene questo ruolo anche in Schegge di Paura. Bonham Carter è anche inquietantemente sexy.
Il film esplode con energia, invenzione ed eccitazione. Ma dimenticavo la cosa migliore di Fight Club, l'eccellente sceneggiatura; chi di noi non ha indugiato, incantato, nell'ascoltare le sue R E G O L E (?): "Signori, benvenuti al Fight Club.
Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club.
Seconda regola del Fight Club: non dovete parlare mai del Fight Club.
Terza regola del Fight Club: se qualcuno grida basta, si accascia, è spompato, fine del combattimento.
Quarta regola: si combatte solo due per volta.
Quinta regola: un combattimento alla volta, ragazzi.
Sesta regola: niente camicia, niente scarpe.
Settima regola: i combattimenti durano per tutto il tempo necessario.
Ottava ed ultima regola: se questa è la vostra prima sera al Fight Club... dovete combattere!"
Grandioso!
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Non è una questione di moralismo. 'Il prendersi a botte' di cui parli è direttamente legato alla visione esistenziale di Tyler Durden, al concetto di autodistruzione da lui promosso, che con la lotta viene esaltato dal dolore e dallo sfogo corporale; è legato al fatto di pensare all'uomo come qualcosa di 'non bello, nè unico, nè raro'. Se ciò fosse vero l'appagamento dei proprio desideri e bisogni, tanto esaltato dal consumismo, non avrebbe ragione di esserci. Ecco il collegamento ... e non mi pare nemmeno troppo complicato. Per comprendere meglio questo film, comunque, è opportuna almeno una seconda visione.
@ Cantagallo, a mio parere perchè in realtà prendersi a botte è un mezzo per sentirsi ancora vivi, in un mondo di morti che camminano, senza più impulsi primari, dominati dal benessere 'pantofolaio' (fisico e mentale), dal sonno della ragione e del fisico che non può non generare mostri. Una simile tematica è stata affrontata anni addietro proprio da Cronenberg in "Shivers", dove il risveglio dell'istinto sessuale è l'arma per combattere la malattia del 'benessere' che isola, non produce più stimoli, deteriora e rende schiavi (infatti tutto si svolge all'interno di un grosso complesso residenziale modernissimo, un microcosmo che funziona in piena autonomia, tant'è che i suoi abitanti non escono più di casa avendo tutto a disposizione a portata di pianerottolo). Vedi anche il romanzo di James G.Ballard "Il Condominio", spero di esserti stata utile, ciao.....
@Garibaldi: grazie, quanto tu dici spiega bene l'impostazione di pensiero del film, dicendo che non lo capisco io intendevo che non lo approvo. Per combattere il consumismo non c'è bisogno di abbrutirsi regredendo a un livello belluino, basterebbe smettere di comprare roba inutile, anche se come soggetto di un film non sarebbe molto attraente. Proverò a rivederlo, ma è abbastanza naturale che un film di questo tipo possa suscitare diverse reazioni, secondo me è bene così almeno ci scambiamo delle idee anche se non sempre congruenti. A presto, ciao
@Amandagriss: grazie anche a te, non ho visto il film di Cronenberg ma conoscendolo un po' posso intuire che una tematica simile possa averlo interessato, prenderò il dvd, sarà un confronto interessante. Il dubbio che sotto la filosofia di Fight Club ci sia una forte targettizzazione rivolta ad un pubblico di sesso maschile piuttosto giovane mi rimane, ma naturalmente non c'è niente di nuovo in questo. A presto, ciao
@CANTAGALLO: allora ora è tutto più chiaro, ..., la pensiamo uguale ... io mi sono limitato a rappresentare quel pò che ho capito del messaggio del film, ma certo -come te- non penso che ingaggiare dei combattimenti clandestini faccia "riscoprire" noi stessi o svilisca il consumismo. Ma devo ammettere che l'immagine, l'idea di trasmettere questo messaggio in quel modo è molto originale ed efficace. Ecco perchè il film mi è piaciuto molto. Anche se il messaggio non lo condivido totalmente. @AMANDAGRIS: come al solito, fai centro su qualche particolare tralasciato. Condivido sul fatto che i combattimenti sono un metodo per ritornare agli istinti primitivi e 'sentirsi ancora vivi', senza tutti gli inutili orpelli che ci assegna la società. Grazie a tutte due le coscritte per il significativo scambio!! Ciao.
invvece il trattato di psico sociologia spicciola da bar... è l'aspetto che più mi ha interessato - e che tutti gli spettatori avrebbe dovuto interessare... giacchè "riguardare" è implicito ed intrinseco!
Sarà retorico (all'oggi) ma è quanto mai sempre più drammaticamente vero!
Bella recensione ;)
Assolutamente è vero quello che hai scritto. E' uno degli aspetti che anche io ho prediletto. Grazie per aver rilasciato il tuo commento qui! ;)
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