Regia di Brian Skiba vedi scheda film
I thriller psicologici, quando ben costruiti, hanno il potenziale per tenere lo spettatore con il fiato sospeso fino all'ultima scena: il film Il gioco oscuro della seduzione tenta di inserire tutti gli elementi tipici del genere – segreti, ossessioni, minacce – ma lo fa con una mano talmente pesante e poco raffinata da risultare più involontariamente comico che inquietante.
La storia ruota attorno a Stephanie, madre e scrittrice alle prese con una separazione. In un momento di vulnerabilità, cede alle avances di un giovane uomo, Brady, che si rivelerà essere molto più problematico di quanto inizialmente appaia. Quando Stephanie cerca di chiudere la relazione e ricostruire la sua famiglia, Brady rientra nella sua vita in modo sempre più sinistro, coinvolgendo persino la figlia della donna in un gioco di manipolazione e ricatti.
Il gioco oscuro della seduzione (2018): Johnny Lee
Se sulla carta il film Il gioco oscuro della seduzione sembra offrire una premessa intrigante, la sua esecuzione lascia molto a desiderare. La sceneggiatura è un susseguirsi di eventi esagerati e poco credibili: personaggi che prendono decisioni irrazionali, svolte narrative forzate e momenti di tensione che scadono nel ridicolo. Il personaggio di Brady, che dovrebbe incarnare il fascino disturbante di un predatore giovanile, risulta una caricatura priva di sfumature psicologiche. Il modo in cui riesce a insinuarsi nella vita della protagonista e della sua famiglia sembra più il frutto di una sceneggiatura pigra che di una vera costruzione narrativa.
Il comparto attoriale non aiuta: la protagonista offre un’interpretazione discontinua, passando da momenti di sincera vulnerabilità a espressioni spaesate che sviliscono il pathos delle scene più drammatiche. Il giovane antagonista, invece, manca completamente della sottigliezza necessaria per rendere credibile il suo ruolo: le sue espressioni eccessivamente caricaturali lo rendono più vicino a un villain da soap opera che a una vera minaccia psicologica.
Anche la regia del mestierante Brian Skiba non brilla. Il film Il gioco oscuro della seduzione è visivamente anonimo, con una fotografia piatta e priva di carattere. Alcune scene che dovrebbero essere di alto impatto emotivo sono rovinate da scelte registiche poco ispirate, come reazioni ritardate o inquadrature che smorzano la tensione anziché amplificarla. Il culmine di questo problema arriva nella scena clou sul ponte, dove l’azione appare mal coreografata e la risoluzione del conflitto è talmente goffa da suscitare più perplessità che sollievo.
Se c'è un aspetto che si salva, è il tema della vulnerabilità femminile e delle conseguenze di scelte impulsive fatte in momenti di fragilità. Tuttavia, il film manca l'opportunità di approfondire questi temi con la giusta sensibilità, preferendo inseguire colpi di scena e situazioni ai limiti dell'assurdo.
Il gioco oscuro della seduzione, ennesima produzione targata Lifetime, è un film che cerca di essere un thriller psicologico coinvolgente, ma finisce per essere un melodramma eccessivo e poco incisivo. Un'occasione sprecata per un genere che merita ben altro spessore narrativo.
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