Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Giuseppe ha passato l'ottantina e vede improvvisamente mancare sua moglie Caterina e, con lei, la terra sotto i piedi dopo 65 anni insieme; la figlia Elisabetta decide di affiancare uno scrittore al padre, che continua a vedere la defunta moglie, in modo da fargli raccontare la sua lunghissima storia d'amore ed elaborare così il lutto.
Lo ha fatto Sophia Loren con La vita davanti a sé (Edoardo Ponti, 2020), lo fa anche Renato Pozzetto con questo Lei mi parla ancora: dopo anni di inattività sul set, due grandi attori del nostro cinema – in piena terza età, ma tutt'altro che in pensione – tornano come protagonisti di un film: ed entrambi sono film dotati di una poesia e di una malinconia eccezionali, due gemme rare in un cinema sempre meno ispirato, inarrestabilmente in decadenza come quello italiano. In questo caso i meriti sono da condividere essenzialmente fra i tre elementi portanti del lavoro: senz'altro il monumentale Pozzetto – attore drammatico a tutto tondo, ulteriore scoglio superato brillantemente per lui; la regia (e la sceneggiatura, insieme al figlio Tommaso) di Pupi Avati, non nuovo a esperimenti dall'esito positivo con interpreti comici virati al drammatico (basti pensare a Massimo Boldi e Diego Abatantuono, ma anche Ezio Greggio e Neri Marcoré); e infine il libro di partenza, opera prima di uno scrittore 95enne, Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista, di Giuseppe Sgarbi. Si potrebbe facilmente pensare di trovarsi dinanzi al solito caso di familismo all'italiana, trattandosi del padre dell'editrice Elisabetta Sgarbi (La nave di Teseo): nulla di più lontano dalla verità poiché il romanzo è realmente sorprendente e, come dimostra anche la sua trasposizione cinematografica, un'opera notevole per toni e contenuti. Nel cast, in parti più o meno importanti, compaiono anche Isabella Ragonese, Fabrizio Gifuni, Stefania Sandrelli, Alessandro Haber, Serena Grandi, Nicola Nocella, Chiara Caselli e Gioele Dix. 6,5/10.
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