Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Un film che zoppica tra momenti puramente "avatiani" e fasi di stanca in cui tutto sembra fin troppo artefatto ed all'insegna del vorrei ma non posso
Non è del tutto convincente questo ennesimo lavoro del maestro Pupi Avati, forse fin troppo imbrigliato in una storia vera (quella dei genitori di Vittorio ed Elisabetta Sgarbi) con quel freno a mano tirato tipico di tutte le biografie troppo ravvicinate temporalmente ai personaggi di cui si raccontano le gesta. Non che non ci siano momenti puramente "avatiani", come l'ingresso della giovane Rina Sgarbi nella famiglia popolana del marito ed il suo difficile adattamento nel lasciarsi alle spalle la vita borghese della Ferrara dove era cresciuta. Tuttavia sembra che Avati, più che in altri film, non riesca a spiccare il volo nel suo tipico stile a cavallo tra fantasia e realtà, non aiutato in questo da una prima parte troppo dilungata e poco coerente (il tira e molla del ghostwriter che dovrebbe aiutare Giuseppe Sgarbi nel mettere nero su bianco i suoi ricordi di un matrimonio lungo 65 anni e che inizialmente non viene accettato da quest'ultimo) nè da un Renato Pozzetto che non sembra pienamente a suo agio in una parte drammatica.
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