Trama
Nino e Caterina sono sposati da sessantacinque anni e si amano profondamente dal primo momento che si sono visti. Alla morte di Caterina, la figlia Elisabetta, nella speranza di aiutare il padre a superare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita, gli affianca Amicangelo, un editor con velleità da romanziere, per scrivere attraverso i ricordi del padre un libro sulla loro storia d'amore. Amicangelo accetta il lavoro solo per ragioni economiche e si scontra subito con la personalità di un uomo che sembra opposta a lui. Ma il rapporto tra i due diventerà ogni giorno più profondo fino a trasformarsi in un'amicizia sincera.
Curiosità
LA PAROLA AL REGISTA
"Lei mi parla ancora è una storia che si fonda sull'assenza, nella convinzione che non esista chi è più presente dell'assente. L'assente della nostra storia si chiama Caterina Cavallini. A ottantanove anni, la gran parte dei quali trascorsi accanto al suo sposo Giuseppe Sgarbi, ha lasciato il mondo. Questo l'incipit del romanzo rievocativo del loro lungo matrimonio che lo stesso Sgarbi scrisse coadiuvato da Giuseppe Cesaro, un ghost writer romano. E questo è anche l'incipit del mio film che tuttavia anziché illustrare gli eventi rievocati in quelle pagine, indugia su "come" quel romanzo fu scritto. Sull'incontro fra due uomini di età, cultura, visione della vita, diametralmente opposti.
Così, senza tradire in alcun modo lo struggimento che produce l'opera letteraria, sono riuscito a far diventare questo racconto cosa mia portando la cinepresa nel back stage di questa fucina creativa.
E l'ho fatto conducendo nei luoghi a me cari, in quel territorio dell'anima che è la bassa padana, un gruppo di attori in gran parte nuovi al nostro cinema, attori coi quali avrei voluto da tempo lavorare, attendendo l'occasione giusta. Da Fabrizio Gifuni a Stefania Sandrelli, da Isabella Ragonese a Lino Musella, Nicola Nocella e Joele Dix. Attori che sono andati ad aggiungersi a interpreti già di famiglia come Chiara Caselli, Alessandro Haber e Serena Grandi. Chi probabilmente rende ancora più incuriosente questo cast è di certo Renato Pozzetto, attore comico celeberrimo, chiamato a una prova d'attore agli antipodi di quel cinema che gli ha dato un così vasto successo.
Raccontando la storia d'amore di Giuseppe Sgarbi credo di aver raccontato una storia universale, nel momento della sua rendicontazione, quando l'intero percorso è alle spalle e ti trovi all’improvviso solo. Quella compagna di viaggio con la quale hai spartito ogni istante, con la quale hai riso e urlato, che hai amato e odiato, quell’essere che ti ha visto in tutte le stagioni, al tuo meglio e al tuo peggio, quell'hard disk che contiene tutte le immagini della tua vita, se ne è andata. E allora il solo modo per non rassegnarsi alla sua assenza è nel continuare a parlarle, ricostruendo con sacralità ogni istante della loro unione.
Al concludersi della storia abbiamo voluto, considerata la passione letteraria di chi è rimasto solo, evocare Pavese con una riflessione riguardante l'immortalità: L'uomo mortale, non ha che questo d'immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia".
Note
Liberamente tratto dall'omonimo libro di Giuseppe Sgarbi.
Trailer
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Commenti (13) vedi tutti
Pupi Avati non ha perso lo smalto, nonostante l'ormai veneranda età, e il cinema italiano che continua a cambiare, scendendo di livello.
leggi la recensione completa di BalivernaL’uomo mortale non ha che questo d’immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia. Un film in stile avatiano ma con particolare insistenza sulla vecchiaia, i ricordi e la morte. Non per tutti
commento di Artemisia1593La sceneggiatura non è un gran che e i dialoghi sono un po' biascicati, ma qualche bella scena si trova.
commento di gruvierazFilm impregnato di passaggi con ricordi di Vita.
leggi la recensione completa di chribio1Un film che zoppica tra momenti puramente "avatiani" e fasi di stanca in cui tutto sembra fin troppo artefatto ed all'insegna del vorrei ma non posso
leggi la recensione completa di galavernaUn grazie sentito e di cuore al Maestro Avati per la sua poesia che ci ha regalato in tutta la sua produzione come in quest'ultima opera. Ci sono difetti nel film? Sì certo qualcuno ce n'è, ma sinceramente chi se ne frega.
commento di bombo1Film lento che non tiene viva l' attenzione , su un tema delicato e poco affrontato. Gifuni se la cava , Pozzetto ottimo.
commento di penelope68Avati è un maestro nella gestione del registro del patetico. Però, oltre a questo, il film offre poco. 5
commento di putrellaUn film Avatiano al 100%... Il suo saper raccontare, il suo tocco, la sua poesia ...
commento di Andre1911Un perfetto film in stile Avati,fatto di ricordi e sentimenti nella bassa romagnola, che e' un po' sempre stata casa sua.Forse manca carnalita' e fisicita' della coppia,raccontata nell'arco si sessanta anni....ma non si puo' avere tutto.
commento di ezioOpera intensa, vibrante ed emozionante del grande maestro " Avati" Promossa a pieni voti la prova attoriale di Pozzetto, per la prima volta in un ruolo drammatico.
leggi la recensione completa di Furetto60Molto interessante. Ben girato dal grande Pupi Avati. Un grandissimo Renato Pozzetto per la prima volta in un ruolo drammatico. Recitato bene con un ottimo casting
commento di Salvatore1870Grande film, e chi non lo apprezza è una CAPRA!
commento di Arch_Stanton