Regia di Claude Zidi vedi scheda film
Trenta album, 280 milioni di copie vendute in 77 paesi: questi i numeri delle strisce di “Asterix”, creatura della coppia Uderzo-Goscinny. Un totem della cultura popolare francese che finalmente approda su grande schermo in carne ed ossa (a disegni animati ci è già finito), dopo anni di tentativi, sceneggiature abortite e rifatte, divi recalcitranti (Daniel Auteuil). Il risultato della trasposizione finale diretta dal solido mestierante Zidi e prodotta (con complicità italo-tedesche) dall’attore-regista Claude Berry, non è esaltante, anche perché tradurre in immagini “vere” le illusioni fumettistiche è prova ardua, quasi impossibile. Ma rimangono alcune smorfie di Benigni, la dolce tenerezza di Obelix-Depardieu, l’avvenenza naturalistica di Laetitia Casta, i trucchi horror di Giannetto De Rossi (scuola Fulci) e un po’ di quell’atmosfera sessantottina che si respira nel villaggio gallico assediato dai Romani. Una “comune” dove si consuma allegramente il libero amore e il libero arbitrio, comprese le canne ante-litteram: l’intruglio magico (che dà forza) ideato da Panoramix, lo stregone buono.
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