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eXistenZ

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su eXistenZ

di solerosso82
6 stelle

Cronenberg conduce lo spettatore nelle menti di eXistenZ, un gioco virtuale che sfrutta le ossessioni dei suoi partecipanti,  connessi attraverso un collegamento psico-neuronale di matrice biologica, che li rende protagonisti degli scenari creati da una “mente-guida” attiva nella sessione.

Una faida interna alla multinazionale in possesso del prodotto vuole distruggere l’ultima versione prima che venga distribuita sul mercato: la vita della sua ideatrice, Allegra (Jennifer Jason Leigh) è in pericolo. In fuga assieme al riluttante collega Ted (Jude Law), deve entrare in eXistenZ per anticipare le mosse dei ribelli.

Cronenberg torna sulle sue ossessioni preferite: la manipolazione della mente umana attraverso lo sfruttamento degli incubi e delle sue fobie sessuali. Le "porte" di connessione impiantate sulla colonna vertebrale dei giocatori hanno una fisionomia esplicitamente deretano-anale, mentre la memoria di accesso neuronale è una struttura bio-organica ottenuta artificialmente unendo cellule e organi di animali clonati. Al di là dello scetticismo ecologista nei confronti degli orrori della scienza e della tecnologia, temi ricorrenti nella filmografia cronenberghiana fin dai tempi di Scanners, è affascinante come il regista canadese colga già l’assuefazione della società contemporanea ai nuovi media virtuali: non è un caso che l’apparecchiatura di connessione mentale collettiva si chiami pod, l’oggetto al quale, oggi, tutti, chi più, chi meno, sembriamo essere ormai dipendenti. C’è un riferimento anche al Philip Dick diTotal Recall, approdato al cinema nell’affascinante trasposizione di Paul Verhoeven nel 1987; non lascerà indifferente Christopher Nolan, col suo pretenzioso Inception.

Dal punto di vista narrativo, Cronenberg evolve l’intreccio in forma contorta in una sorta di spy-story decisamente kitsch, tinta d’immancabili schizzate splatter, riuscendo però a coinvolgere empaticamente lo spettatore, impreparato al sorprendente colpo di scena finale: i continui salti nel mondo virtuale conducono i protagonisti all’alienazione dalla realtà, incapaci di comprendere quale sia la dimensione a cui appartengono, secondo il mito del Velo di Maya shopenaueriano.

Convincente Jude Law, meno la Leigh. Piccola parte per lo splendido William Dafoe, ovviamente nella parte del cattivo.

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