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Last Night

Regia di Don McKellar vedi scheda film

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La recensione su Last Night

di alan smithee
7 stelle

34 TFF – COSE CHE VERRANNO

In una Toronto spettrale del 31 dicembre 1999, il conto alla rovescia per giungere a fine anno sarà definitivo, per gli abitanti della città ma pure per il resto del mondo.

La fine del pianeta è ormai l’unica certezza che caratterizza milioni, anzi miliardi di vite in attesa della fine.

L’atteggiamento di fronte a questa devastante circostanza, varia tra l’ironica rassegnazione, tra la malinconia che sfocia nel pianto, tra una malcelato senso di paura e panico, ma anche per taluni l’orgoglio di non accettare questa evenienza obbligata, e dunque il pensiero di volersi togliere la vita assieme al proprio compagno come risposta e ribellione ad una situazione di fatto forzosa ed obbligata.

Seguiamo pertanto le vite di quattro o cinque persone in attesa della fine: Il giovane Patrick (Don McKellar)si reca di malavoglia alla cena di addio in famiglia, ma tenta di dileguarsi, intenzionato ad affrontare da solo la circostanza fatale.

Il suo amico e donnaiolo Craig si tuffa nel sesso sfrenato per cercare di dimenticare la tortura di una fine inesorabile, ed incontra donne estranee e pure altre conosciute in differenti circostanze negli anni passati. Tra queste una sua professoressa di francese (Geneviéve Bujold)

Un dirigente della società che fornisce gas nelle case (David Cronemberg), si premura di telefonare uno per uno ai propri utenti avvisandoli che la società cercherà di mantenere il servizio di rifornimento fino alla fine.

La sua compagna Sandra (Sandra Oh), affannata e senza auto, vittima dei molti danni vandalici che affliggono i centri urbani da parte di una folla che, arresasi al destino avverso, si lascia andare alla violenza gratuita e allo sballo “terminale” cercherà di raggiungerlo a casa per mettere a punto il loro amoroso proposito di suicidio combinato un attimo prima della fine, imbattendosi poi in Patrick e restando con lui.

Last Night, che fa parte di un episodio di una seria francese incentrata sui racconti attorno alla fine del millennio, costituisce l’esordio alla regia dell’attore e sceneggiatore canadese molto noto in patria Don McKellar, ed è un film povero, ma scritto con cura, in cui emerge un atteggiamento tra lo sfrontato e lo strafottente, ma pure talvolta pervaso da toni di rassegnata malinconia, di un mondo tutt’altro che preso alla sprovvista di fronte alla catastrofe, e proprio per questo più in difficoltà ed incerto su come atteggiarsi per poter affrontare con dignità o con soddisfazione finale un evento certo ed inevitabile come la distruzione finale.

Ed è proprio questa calma apparente, lucida e velata di follia, ad inquietare: questa ironia di fondo, la mancanza di panico che fa seguito al fatto che tutti ormai sono fermamente convinti che la fine è inevitabile e certa, a rendere tutto il contorno simile ad un incubo beffardo, ad un brutto sogno dal quale si spera fino alla fine di risvegliarsi: nella speranza di provare finalmente quella rassicurazione che invece qui, quietamente e senza veri sobbalzi o momenti di panico, manca per davvero.

La migliore tra gli interpreti (alcuni illustri come il regista Cronemberg e la “sua” Bujold de Inseparabili), resta Sandra Oh: un viso ovale perennemente teso per l’adrenalina prodotta dall’ansia di non arrivare in tempo verso la sua meta, due occhi che sembrano fissarci per chiedere aiuto; la nota attrice di origine orientale si staglia con la sua figura perennemente affaccendata, col suo cappottino verde sporco, all’interno di una metropoli parzialmente devastata da atti vandalistici, ma invasa di persone che ancora si permettono il lusso di ironizzare sul prossimo imminente definitivo appuntamento con la fine.

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