Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Non ho molto da aggiungere dopo la splendida ed esauriente opinione di degoffro. Bertrand Tavernier firma effettivamente un capolavoro nell’ambito di un cinema francese che fa spesso centro : i film sui bambini. Il riferimento a « L’argent de poche » (1975) di François Truffaut è d’obbligo, ma la lista sarebbe lunga, da « Au revoir les enfants » (1987) di Louis Malle a « La meilleure façon de marcher » (2008) del compianto Claude Miller (scomparso lo scorso 4 aprile), passando per « Il coraggio delle aquile » (2006) e il sottovalutato « Le petit Nicolas » (2009) di Laurent Tirard. «Ça commence aujourd'hui » riesce ad essere contemporaneamente realistico e utopistico. Realistico nella descrizione dell’ambiente di un asilo infantile in una periferia urbana emarginata, nella quale si avvicendano realtà familiari abitate dalla disperazione e da crudi problemi di povertà, il film rasenta l’utopia nel raccontare il personaggio di Daniel Lefebvre, il direttore dell’asilo ammirevolmente interpretato da Philippe Torreton, animatore a tutto tondo, straordinario nel suo rapporto carismatico con i bambini. Se tutti i maestri di scuola, insegnanti, educatori e formatori fossero come questo commovente personaggio, vivremmo probabilmente in un mondo migliore. Come se non bastasse, Daniel Lefebvre è coadiuvato da insegnanti competenti e motivati, ha una moglie affascinante e devota, ha il dono della comunicazione diretta e onesta sia con gli adulti che con i bambini. Nel corso dell’anno scolastico raccontato, la realtà si riaffaccia a più riprese con crudeltà, che si tratti della miseria in cui vivono alcune famiglie, del disinteresse di genitori allo sbando, dei rapporti con un’assistenza sociale sorda e carente o dell’ipocrisia delle autorità locali. Lo staff dell’asilo non si arrende mai, affronta unito ogni nuovo problema che si presenta, cerca soluzioni e le trova lavorando sodo. Gli attori presenti sono tutti all’altezza del non facile compito, a cominciare dai bambini, sorprendenti - come spesso accade - nella loro spontanea capacità recitativa. Merito ovviamente dell’attenta regia, ma anche del bellissimo rapporto che Philippe Torreton deve essere riuscito a stabilire anche nella realtà con i suoi paiccoli partners. L’attore si lancia anima e corpo nell’impresa con impeccabile naturalezza. Sulle riprese, lo stesso Bertrand Tavernier ha dichiarato : « Durante la lavorazione del film, ho cercato di mantenere un atteggiamento critico, anche quando una scena mi toccava nel profondo o un attore riusciva a sconvolgermi. Ho provato a non lasciarmi accecare da emozioni troppo forti, anche se in più di un’occasione mi sono veramente commosso. Sono costantemente in preda al dubbio, soprattutto in un film come questo, la cui costruzione è aperta, molto libera. Durante le riprese, modificavamo continuamente la sceneggiatura, scrivevamo nuove scene in studio, alcune battute sono frutto di improvvisazione da parte dei personaggi » (tradotto liberamente dal sito Allociné.com). Quarta collaborazione tra Bertrand Tavernier e Philippe Torreton, dopo « L.627 »(1992), « L'Appât » (1995) e « Capitaine Conan » (1996). L’alchimia tra i due funziona veramente bene.
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