Regia di Pablo Agüero vedi scheda film
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Ad inizi del XVII secolo, l'opera di persecuzione perpetrata dalla Chiesa cattolica tramite la sua Inquisizione, per scongiurare il proliferare di eresie e di fenomeni di culto satanici come la stregoneria, mise a ferro e fuoco paesi e villaggi in tutta l'Europa Centrale.
In un paese di pescatore dei Paesi Baschi, un contingente della Inquisizione si presenta presso un giovane prete, per indagare su un festino occorso ad un gruppo di giovani donne, mogli o figlie di pescatori assenti dal villaggio in quanto impegnati nella pesca.
Le ragazze, imprigionate ed interrogate una per una dall'integerrimo giudice Pierre de Lancre, comprendono presto che la loro cerimonia gioiosa svoltasi a pochi passi dalla amena falesia che divide la costa dal mare che tiene impegnati gli uomini per la sopravvivenza del villaggio, viene interpretata come un inno di riverenza e di concessione di favori al demonio.
Resesi conto che il loro è un processo che ha già una soluzione ancora prima di essere svolto, le ragazze si fanno prendere dalla fantasia e, complici le generali loro belle fattezze, intraprendono una replica fantasiosa di quel sabba satanico di cui sono accusate come promotrici, arrivando a stregare con la loro sensualità, il giudice stesso, fino a palesare colpe ben al di là delle loro concrete intenzioni.
Per la regia dinamica e spigliata dello spagnolo Pablo Aguero, Il sabba ricostruisce con minuzia usi, costumi e rituali magici propri di un periodo tra i più cupi che hanno contraddistinto la controversa storia del cristianesimo, questa volta reo di una vera e propria strage di donne innocenti, accusate di misfatti completamente travisati e portati avanti da atteggiamenti invasati e non meno deviati di quelli per i quali erano accusate le donne, considerate il veicolo di corruzione più utilizzato dal diavolo per traviare l'umanità.
Purtroppo il film si fa prendere molto presto ed eccessivamente dalla materia e, pur rinunciando a situazioni da horror per eccellenza in cui sarebbe stato sin puerile finirvi imprigionati, eccede nella spettacolarizzazione del rituale del sabba, riducendo le ragazze incriminate a stolte autolesioniste impegnate qui in una immotivata spettacolarizzazione di qualcosa che nemmeno esse potevano conoscere, se non esaltando certi rituali e spettacoli di danza della tradizione che, senza dubbio, nulla avevano realmente a che fare con la possessione demoniaca verso cui la chiesa pareva completamente assorbita nella sua lotta contro gli infedeli, rispondendo al male con un male ed una violenza ancora più esasperate.
Sarebbe stato più saggio mantenersi sulla via del realismo al pari di quanto fece tempo addietro un gran regista italiano come Paolo Benvenuti, che sfiorò queste tematiche con ben due film, misconosciuti quanto straordinari, come Confortorio (incentrato più che altro sulla condanna alla forca, ma con pertinenti argomentazioni di stampo espiativo) e soprattutto Gostanza da Libbiano, un vero e proprio gioiello sul sadismo inquisitorio a danno di innocenti impossibilitati a difendersi, forte di una grandiosa Lucia Poli.
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