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Al di là della vita

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Al di là della vita

di FilmTv Rivista
8 stelle

Ci sono anime che lasciano il corpo e non vogliono esserci rimesse. Ci sono corpi che vanno tenuti in attività, per dare il tempo al cuore e al cervello di riprendersi e ricominciare a funzionare per conto proprio. Ci sono individui sospesi nel vuoto, che non sanno se lasciarsi andare per sempre o tentare di ricominciare a vivere. Ci sono i passi perduti della lotta, notte dopo notte, per tirar fuori la vita dalla morte, sulle ambulanze dei paramedici in servizio nella “cucina dell’inferno” di New York City, ridotti ormai a un fascio di nervi come i loro pazienti abituali, barboni infreddoliti, drogati irrimediabili, prostitute adolescenti, testardi aspiranti suicidi. “Al di là della vita”: all’inferno e ritorno (forse), com’era “Taxi Driver”, del quale ripete quasi testualmente l’inizio, un’ambulanza, invece di un taxi, che percorre le strade maledette strette tra Times Square e il fiume, mentre la voce off del protagonista racconta: «La notte cominciò come un boomerang». Come Travis Bickle, anche Frank Pierce nella sua ambulanza ha visto di tutto. E se Travis si era trasformato in uno psicopatico vendicatore, Frank ha invece assorbito la disperazione di tutte le anime delle quali non è riuscito a salvare il corpo, accentrando su di sé il dolore e il senso di colpa di un mondo perduto. Le rivede sbucare dal selciato, riconosce il loro volto in ogni volto, sente le loro voci. “Al di là della vita”, crudo e visionario nello stesso tempo, è un’allucinazione perenne, ma un’allucinazione costruita con i più concreti materiali umani. Scorsese si abbandona alla colpa, la assorbe, la lascia esplodere all’esterno con un furore impotente. Anche lui (con lo sceneggiatore Paul Schrader) pare un’anima in bilico, anche lui sospeso, come Frank, sul cielo di New York, a sostenere uno spacciatore infilzato in una cancellata, mentre le scintille della fiamma ossidrica diventano fuochi d’artificio. Com’è difficile salvare il mondo se non si riesce a salvare neppure se stessi! Ma, come qualcuno dice a Frank: «Non è colpa tua, nessuno ti ha chiesto di soffrire. È stata una tua idea».

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 3 del 2000

Autore: Emanuela Martini

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