Regia di Alain Berliner vedi scheda film
Marty è una brillante e affascinante agente letteraria di New York, nubile, senza figli, che non riesce ad innamorarsi; Marie è una critica letteraria, vive in Francia in un paesino vicino a Mentone, è vedova con due bambine e non riesce più a vedersi con un uomo. Finalmente Marty e Marie s’innamorano, ma hanno un problema: si tratta della stessa persona, e le loro vite che prendono corpo durante il sogno sembrano terribilmente reali. Quello del doppio è un tema che torna sempre più spesso nel cinema degli ultimi anni. Legato all’imponderabilità della nuova fisica, come in “Sliding Doors”, o alle dinamiche decisamente più familiari della psicoanalisi, come in questo caso, il doppio pare aver sedotto anche Demi Moore che, parallelamente al cinema di Hollywood, sembra voglia concedersi a un cinema vagamente indipendente. Coprodotto dalla stessa Moore, “Passion of Mind” è cucito su misura per le sue esigenze e spesso Alain Berliner rinuncia anche ai necessari controcampi per restare incollato sul suo volto che comincia a mostrare qualche seducente segno del tempo. Peccato che la stessa dedizione non sia stata usata per la sceneggiatura, spesso sperduta tra i sentieri biforcati delle due esistenze.
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