Regia di Bruno Gaburro vedi scheda film
Il succo del discorso sta tutto nel passaggio di consegne fra due generazioni: sia sotto il profilo economico-ereditario che dal punto di vista sessuale-vitale. Stop, non c'è altro: non è possibile cavare sangue dalle rape di questo Peccati in famiglia, pellicola dozzinale e priva di fantasia già dal titolo, girata da un Bruno Gaburro alle prime armi e che già manifesta le più decise intenzioni di andare a fondo (nel senso decadente dell'immagine retorica) nella commedia italiana scollacciata. La storia è banale e riprende bene o male le idee alla base del Samperi di Malizia (1973), cioè quelle di un'iniziazione erotica in famiglia che va a scandagliare l'animo più recondito e morboso dei rapporti intimi nella famiglia borghese e di provincia odierna. Ma qui la sceneggiatura (opera di Lianella Carrel e Carlo Romano, da un soggetto del regista stesso) vira verso i toni della barzelletta, approfittando inoltre dell'atmosfera pruriginosa della storia per proporre qua e là le solite, noiose scenette erotiche. A tale proposito non si può non ricordare che la fotografia è curata da Aristide Massaccesi/Joe D'Amato e che sono presenti nel cast - apposta per essere spogliate - Jenny Tamburi e Simonetta Stefanelli; allo stesso modo va notato che al centro della vicenda sta il personaggio dello zio erotomane, che non poteva essere assegnato a volto più adatto se non a quello di Renzo Montagnani. Michele Placido come nipote supervirile non è esattamente perfetto: la sua futura carriera d'altronde ne dimostrerà le maggiori potenzialità in campo drammatico. Musiche non molto incisive dei fratelli De Angelis. 2,5/10.
Un giovane del sud viene in visita presso gli zii emiliani. Lo zio è un erotomane solamente a parole: nella realtà infatti non riesce a concludere più nulla. Così il nipote si prende cura delle donne di casa...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta