Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
77ma Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2020) – Fuori Concorso – Proiezioni speciali
Pedro Almodóvar regala alla Mostra di Venezia 2020 il suo primo progetto in lingua inglese, un corto di 30 minuti con protagonista assoluta Tilda Swinton, liberamente basato su un atto unico teatrale di Jean Cocteau.
Costruito intorno alla splendida performance dell'attrice, ma grondante della personalità autoriale del regista spagnolo, è un grido di disperazione, quello di una donna abbandonata da tre giorni dal suo compagno con una telefonata, lasciata dopo quattro anni di relazione da sola con un cane nell'appartamento condiviso insieme, da un uomo che non tornerà nemmeno per riprendere le sue cose, preferendo mandare un'altra persona a ritirarle.
La Swinton, smagliante new entry nel catalogo delle chicas almodovariane, regala una perfomance di grande intensità, nel trasmettere una sofferenza straziante, il dolore di chi dubita di poter andare avanti nella vita senza la persona amata, e pertanto si consuma nella paura del futuro e nella rabbia, simboleggiata dall'accetta acquistata per fare a pezzi il completo buono dell'amato.
La voce umana che sentiamo nel corto è quasi solo quella di Tilda Swinton, una voce modulata in tutte le inflessioni del rimpianto e della rabbia, in un monologo interiore che diventa poi una telefonata all'amato perduto, in cui però non ci è dato ascoltare le parole dell'interlocutore, ma solo lei che dapprima gli mente fingendo serenità, poi crolla nel gridargli in faccia tutta la sua rabbiosa disperazione, fino ad un rogo liberatorio, una distruzione catartica unica possibilità di nuovo inizio.
Piccola gemma di Almodóvar puro e concentrato, nella sua versione più elegante e ricercata, con la sua cura del dettaglio, la scelta dei suoi colori brillanti, a partire dal rosso del vestito ad ampia falda indossato nella prima inquadratura, i suoi movimenti e le sue trovate virtuose ed originali, come quando rompe l'illusione scenica mostrandoci - anche in n omaggio all'origine teatrale dell'opera- l'appartamento della protagonista dall'alto, rivelandoci che è ricostruito all'interno di un teatro di posa e facendo passeggiare disinvoltamente la Swinton all'esterno, in quello che dice essere il balcone, tra le assi e i tramezzi del set e infine fuori dalle porte scorrevoli dell'hangar che lo ospita.
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