Mia madre, nella camera da letto, tiene un vecchio armadio che si era fatta costruire da un artigiano quando si sposò. Lei ha severamente vietato ai figli di non giocare nella sua camera per evitare di danneggiare la mobilia a cui è molto affezionata. Però da piccolo la curiosità mi accecava e aspettavo il momento che uscisse per poter aprire quell’armadio. Le due pesanti ante avevano entrambi degli specchi sul lato interno ed io li posizionavo sempre l’uno dirimpetto all’altro. In questa particolare posizione gli specchi creavano un effetto visivo di ripetizione all’infinito delle ante e di me stesso. Era qualcosa di magico per me, sembrava che l’armadio mi proiettasse in tante dimensioni, ognuna una diversa vita da vivere. All’epoca non lo sapevo ma con quegli specchi stavo iniziando a conoscere una tecnica usata nella letteratura e nel cinema che crea diversi livelli narrativi dove confondersi e perdersi.
Quando la realtà diventa insopportabile, e per sfuggire all’apatia e alla tristezza che ne consegue, ci spingiamo a deformarla, spesso con risvolti grotteschi. Riavvolgere gli spezzoni di vita attorno ad un solo evento per poi, ormai immobilizzati dalla tua presa, maltrattarli ed abbandonarli per un altro possibile futuro: formulare nuove regole per trovare la felicità. E così “pensi di farla finita”, ma cosa? Una relazione? Un progetto di vita? La vita? Oppure vuoi semplicemente uccidere un personaggio che ti sei inventato nella tua mente che vive la vita al tuo posto? E si torna da capo, nuovi rumorosi lanci di vita dalla vivacità che andrà col tempo affievolendosi per poi cristallizzarsi in enunciati aforistici dove aggrapparti quando la storia ormai affonda. Le continue citazioni sono un aspetto importante del film, poesie e novelle di autori poco conosciuti in Italia ma da cui Kaufman prende a piene mani per il suo Cinema esistenziale. Kaufman, attraverso i rimorsi, crea fantasmi che ospitano i nostri pensieri così assiduamente da diventare troppo ingombranti, le nostre storie, a cui abbiamo sottratto un possibile futuro, prenderanno il sopravvento e si mischieranno alla vita reale… sarà a quel punto che non si riuscirà più a distinguere chi vuole far finire chi: siamo noi che vogliamo far sparire i fantasmi o sono loro che cercano di annullare noi?
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