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Sto pensando di finirla qui

Regia di Charlie Kaufman vedi scheda film

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La recensione su Sto pensando di finirla qui

di mm40
8 stelle

Lucy e Jake stanno andando a cena dai genitori di lui. Stanno insieme da un mese e mezzo e forse è presto per presentarsi a loro, pensa Lucy, che non è neppure realmente innamorata di Jake. La serata si trasforma lentamente in un incubo, in un’allucinazione fuori dal tempo.

I’m thinking of ending things, il fortunato romanzo d’esordio nella fiction per Iain Reid, è la base di partenza per questo lavoro, la terza regia cinematografica di Charlie Kaufman in ben dodici anni. La sensazione è che il talento del regista e sceneggiatore (tra gli altri, di Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee e Se mi lasci ti cancello, oltre che di questo lavoro) sia sottoutilizzato: di film surrealisti, capaci di generare domande e riflessioni esistenziali come i suoi c’è tanto bisogno, in un cinema (di serie A, si capisce) sempre più sterile nei contenuti e nelle idee. Ciò che dice Sto pensando di finirla qui è molto meno di ciò che non dice, ma che comunque suggerisce; la cosa bella in tutto questo è che ciascuno spettatore troverà risposta alle questioni lasciate aperte dal film in maniera soggettiva, e pertanto differente dagli altri spettatori. O magari a qualcuno le astrazioni e il filosofeggiare della pellicola non interessano affatto, e a quel punto la visione può risultare un minimo ostica: perché Sto pensando di finirla qui ricorda in certi momenti il miglior Lynch, ma meno smaccatamente americano e più introspettivo nel complesso, con puntate nell’horror e nella critica sociale piuttosto spiazzanti. Ad esempio tutto il discorso sul musical, ampiamente interpretabile: il musical è la vita reale addolcita e con il lieto fine, così come la bellezza è l’escamotage che usiamo quotidianamente per evitare fatiche e responsabilità; per quanto possiamo fingerci migliori e non pensare al peggio, la realtà che ci attende rimane comunque terribile. Una frase fatta a cui nemmeno crediamo davvero (una relazione sentimentale in cui non siamo effettivamente coinvolti) non è mai meglio di un pensiero realistico, ma deprimente (nessuna relazione); imparare a gestire la solitudine equivale a saper guardare a testa alta verso l’orizzonte, qualunque esso sia – e generalmente non è mai una visuale piacevole, quantomeno nel lungo periodo. Se davvero tutto questo c’è in Sto pensando di finirla qui, non lo so: sono solo le conclusioni di uno spettatore. 8/10.

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