Regia di Rate Furlan vedi scheda film
Renato e Mario, due fratelli, si contendono Lidia. Ma Lidia è la donna di un camorrista e, inevitabilmente, la tragedia è in agguato.
Forse l’unica curiosità attorno a questa modestissim(issim)a pellicola risiede nell’origine veneta – piuttosto intuibile dal cognome – del regista Rate Furlan, autore, oltre che di questo Malavita, di un precedente Zappatore (1950): ma più del contesto partenopeo e dell’argomento camorristico a Furlan interessa la cifra melodrammatica della storia, caratteristica che accomuna tutta la produzione del poco noto regista padovano. Perché Furlan sia poco noto, poi, non è domanda dall’ardua risposta: basta guardare questo film per capire tutto; inquadrature, raccordi, recitazione sono gestiti in maniera discutibile, all’interno peraltro di una cornice produttiva poveristica in modo inequivocabile. Fra gli attori del cast i nomi principali sono quelli di Aldo Nicodemi, Franco Silva e Jacqueline Pierreux, oltre ai vari Flora Torrigiani, Clelia Genovese, Angelo Dessy, Vito Verde e Arturo Gigliati impiegati in ruoli marginali: siamo a ridosso dell’anonimato. Nel 1951 il melodramma all’italiana era in un periodo di grande popolarità e il cinema nostrano stava riconquistandosi ampi spazi e disponibilità economiche: tanto basta a spiegare l’esistenza di una pellicola come Malavita. Sceneggiatura del regista e di Roberto Amoroso. 2/10.
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