Regia di Paul Vecchiali vedi scheda film
TORINO FILM FESTIVAL 38 – FUORI CONCORSO
Due attrici per una parte: la famosa ed apprezzata attrice Geneviève, impegnata nelle prove che la rivedrebbero calcare la scena riportando nei teatri Andromaca, tragedia di Racine assieme al suo compagno di vita, e sotto la direzione di un apprezzato regista che agogna ad averla in scena, decide di abbandonare il progetto, per rifugiarsi col figlio in un posto segreto, con cui trascorrere omenti di intimità assieme al ragazzo, piuttosto debole e malato. Per questo accetta che la sua parte venga ceduta alla collega Isabelle, sua amica nonostante sia anche l'amante – tutt'altro che segreta- di suo marito André.
Da una parte avvertiamo il disagio che l'esuberante sostituta prova nel prendere parte ad un progetto in capo ad una attrice più affermata di lei. E decisamente più impegnata nelle sue scelte di carriera: la quale invece, al contrario, ha necessità di evadere da quel mondo, al più cedendo alle lusinghe di una televisione che sa solo offrirle proposte commerciali di poco valore, ma remunerate assai meglio.
Da tempo ormai, con una cadenza pressoché annuale, ritroviamo con estremo piacere un autore che, nonostante i novant'anni appena compiuti, non ha mai perso smalto, anche quando confinato in piccoli progetti a budget irrisorio, che lo hanno costretto ad arrangiarsi con mezzi propri o di fortuna, per raccontare i disagi emotivi dei suoi tormentati e variegati personaggi.
Ora, con questo insinuante e travolgente “falso-thriller” Un soupcon d'amour, ritroviamo un Paul Vecchiali in piena forma (anche fisica, notandolo in un piccolo cameo da misterioso produttore, addirittura impegnato a scatenarsi in una pista improvvisata durante un ballo in villa, al ritmo della più movimentata disco dance), mentre si giostra tra le frustrazioni che compongono e portano avanti l'esistenza della nostra protagonista: donna bella e baciata dalla notorietà, devastata da un dolore che le ha cancellato il senso della realtà, creandole un mondo parallelo in cui rifugiarsi.
Splendidi anche i personaggi che le ruotano attorno, meraviglioso corollario di un film che riserva sorprese difficilmente prevedibili, e che in questo contesto non è certo bene accennare,
Vecchiali sa di poter contare su due attrici davvero carismatiche ed affidabili: la ancora statuaria Marianne Basler, una bellezza sofisticata da donna gazzella che ricorda fisicamente Amanda Lear, a cui si contrappone l'avvenenza burrosa alla Tinto Brass che l'ottima e carismatica Fabienne Babe riesce ad incarnare con apprezzabile efficacia.
Altri bravi attori maschi costituiscono il necessario corollario di una storia in realtà tutta concentrata al femminile, in grado di comunicare fiera complicità e battagliero spirito di sacrificio, nonché risoluta rivendicazione dei quei sentimenti materni che solo una genitrice è in grado di ostentare e portare avanti anche quando le circostanze crudeli ne hanno pregiudicato l'essenza.
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