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Post Mortem

Regia di Péter Bergendy vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Post Mortem

di alan smithee
7 stelle

TRIESTE SCIENCE + FICTION FESTIVAL 2020 - menzione speciale
"In tempi così teribili, in cui ci sono più morti che vivi, la Terra sembra invasa da fantasmi…"
Durante il primo ventennio del '900, la fotografia "postmortem" costituiva una sfaccettatura molto utilizzata e anche lucrativa da parte dei fotografi disposti a dedicarcisi.
Con la fine del primo conflitto mondiale, tra i decessi per malattie e comunque le morti "in casa", la circostanza di poter immortalare il defunto assieme ai superstiti in una ultima foto che potesse ritrarli tutti assieme, con il morto adeguatamente sistemato come fosse vivo, costituiva una circostanza tutt'altro che macabra, ed una operazione messa in atto come atto di rispetto verso il trapassato.
Poco lontano da un villaggio dell'Est Europa devastato dall'influenza spagnola del 1918, ove la presenza di gente col volto mascherato richiama sinistramente l'attuale situazione da pandemia Covid, un giovane soldato fotografo di nome Tomas, creduto morto in battaglia dopo una esplosione, viene gettato in una fossa comune mentre si trova svenuto, ma poi salvato in extremis da un commilitone.

Nella fossa, una visione di una bimba che lo desta da quel torpore, gli si materializza in seguito quando incontra una bambina decenne orfana, Anna, che scorterà fino al suo villaggio, ove i morti della tremenda influenza vengono accatastati all'aperto per impossibilità di scavare buche nella terra gelata dal freddo.

In loco, ospitato da una riservata maestra di scuola, il soldato riprende la sua attività di fotografo, specializzandosi nel ritrarre quadretti familiari con i deceduti affianco ai superstiti.
Le visioni di morte e incubi ad occhi aperti non cessano, e la reticenza della padrona di casa e di molti altri abitanti del villaggio, suggerisce che è consigliabile non addentrarsi in un mistero che avvolge in particolare quel piccolo centro rurale falcidiato dalla morte.
Ma Tomas ed Anna non si arrendono dinanzi a paure e superstizioni, e cercano di addentrarsi nel lugubre mistero che avvolge quella tetra comunità di anime terrorizzate.

Post Morten costituisce una interessante incursione nel mondo horror da parte del regista ungherese Peter Bergendy, che realizza un film cupo e suggestivo, incalzante e riuscito, in grado di calarsi molto bene nelle drammatiche dinamiche di un passato tragico, senza peraltro rendere blasfemo il coté horror che ben si inserisce nella tragicità dei fatti ampiamente documentati  dalle pagine di storia, e dalle torve fotografie di ritratti familiari in cui risulta quasi impossibile discernere i vivi dai morti.
 
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