Regia di Daniele Misischia vedi scheda film
"Se esiste un cuore luminoso dell'universo, questo è il posto che ne è più lontano - diceva Luke Skywalker.
Ma non sapeva che c'è di peggio.
Eh sì. Ad esempio uno può stare nel buco del culo dell'universo: Bobbio, ridente località della Val Trebbia..."
La vita sempre uguale in una cittadina di provincia come Bobbio, bella certo, ma non troppo stimolante per giovani sulla cresta dell'onda, come per insicuri nerd tardo adolescenti dediti alla cinefilia e al fumetto fantastico per non soccombere di inedia, viene scossa, verso fine anni '80, quando il giovane aspirante regista Giò nota che la storia dai macabri risvolti horror raccontata nell'ultimo numero de suo fumetto preferito, 666, si sta avverando a scapito di giovani vittime innocenti.
Quando poi il ragazzo viene additato come l'autore di un orrendo omicidio perpetrati ai danni di una bella ragazza, massacrata ed immolata dinanzi ad un obelisco che da secoli si innalza tra i boschi appena fuori il centro abitato, ecco che tutto precipita e a Giò non resta che andare alla ricerca del fumettista della sua rivista, nella speranza di poter ottenere aiuto dallo stesso. Non si tratterà di una idea brillantissima, ma i due, assieme ad un gruppetto di altri sfigatelli o fuori di testa, riusciranno a fare fronte alla minaccia di un essere vivente mostruoso, posto sotto tutela di una famiglia di perversi e folli satanisti. Lo spirito giusto c'è; l'ironia pure; l'ambientazione anni '80 tra nerd cinefili complessati quanto basta pure.
Peccato che, in sede di sceneggiatura, gli autori non si siano riusciti fare a meno di raccontarci proprio tutto, anche ciò che proprio non serve in un contesto di genere che vive di ritmo, suspence e raccapriccio come ingredienti fondamentali. Tutto un arzigogolo preparatorio che contribuisce ad imbolsire una storiella in sé piuttosto divertente, tipica di un B-movie consapevole e orgoglioso, che ostenta con disincanto un linguaggio scurrile quanto basta per crearsi un'aurea di grottesco da cinema casereccio.
Misichia aveva già dimostrato una certa verve scanzonata nel saper combinare horror a comicità scanzonata nel piacevole The end? L'inferno fuori.
Qui nel film prodotto dai Manetti Bros e da Piergiorgio Bellocchio, figlio di Marco che poi viene citato ironicamente nell'incipit non proprio da Pro loco turistica a favore della bella cittadina di Bobbio, gli spunti per ripetere una operazione spuria tra horror e commedia giovanilistica un po' greve alla Porky's de noantri ci potevano anche stare.
Peccato tutta questa prolissità, questi intrecci fuorvianti, questo dilungarsi senza motivo.
Nel cast pieno di ragazzi tra l'impacciato reale ed il belloccio, si riconoscono altrove i veri professionisti, che trovano nel simpatico fumettista amante pentito di Guccini, interpretato dal comico Lillo, la strega Chiara Caselli, e il mostro un po' ottuso reso divertente da Giovanni Calcagno, i loro più convincenti rappresentanti.
"-Se avessi avuto la mia fionda lo avrei colpoto dritto in testa!
-Ma fionda?! Ma che c'hai 12 anni?
-Guarda che da bambino io avevo una mira infallibile: mi chiamavano Occhiodifalco.
-Senti Occhiodifalco ma non so se hai notato che quello c'ha un fucile a pompa!!"
Il mostro della cripta è un piccolo horror artigianale colmo di difetti e di lacune, ma così simpatico e scanzonato che proprio non si riesce, nonostante tutto, a volergli davvero male come sarebbe lecito in altre e più deliberate circostanze.
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