Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Polanski confeziona un thriller torbido dall'indubbia atmosfera affascinante e rarefatta che lascia in sospeso di continuo lo spettatore, grazie ai repentini cambi di scena e alla scelta di farci vedere le vicende attraverso l'occhio del protagonista.
Peccato che la sceneggiatura, nonostante alcuni buoni dialoghi, pecchi di numerosi buchi che si accumulano nei circa venti minuti del finale, il quale anzichè chiarire, o per lo meno lasciare intuire qualcosa che dapprima è stato taciuto, ribalta la prospettiva, e sembra stravolgere tutto ciò su erano poggiati i primi tre quarti del film, personaggi compresi.
Ad una seconda visione alcuni passaggi appaiono più chiari, ma purtroppo anche più ridicoli; non conoscendo il libro da cui è tratto, Il Club Dumas, non mi sento comunque di incolpare esclusivamente chi ha scritto la sceneggiatura. E d'altra parte la confezione dal punto di vista tecnico è impeccabile.
Riuscito a metà.
Adatta al contesto, salvo un paio di scene in cui non si capisce perchè c'è un motivetto comico.
La sua regia sinuosa e dettagliata valorizza al meglio le ambientazioni e le interpretazioni.
Qui incarna un uomo comune, un bibliofilo e filologo di libri rari, dandogli una sottile caratterizzazione, fatta di piccoli gesti e di uno sguardo profondo in cui si intravede la trasformazione dalll'opportunismo e la miscredenza che guidano ogni sua azione, allo stupore, la curiosità e l'irresistibile attrazione per l'occulto che sviluppa nel finale.
Volto dal fascino ambiguo, tra l'innocenza e la diabolicità, perfetto per la parte.
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