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La botanica del desiderio

Regia di Michael Schwarz, Edward Gray vedi scheda film

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La recensione su La botanica del desiderio

di mm40
5 stelle

Il giornalista Michael Pollan conduce un’analisi approfondita su quattro piante diffuse in tutto il pianeta: la mela, il tulipano, la cannabis e la patata.

Perché, mentre tante specie vegetali stanno scomparendo dal pianeta, alcune in particolare continuano invece a diffondersi in ogni dove, con sempre nuove ibridazioni e varietà? È semplice: perché piante come la mela, il tulipano, la cannabis e la patata sono significativamente interessanti per l’uomo, sia per motivi alimentari che di pura bellezza ornamentale, senza dimenticare le proprietà ‘ricreative’ della marijuana. In tal modo la coltivazione di queste quattro specie è stata nei secoli intensificata, spostata in località anche piuttosto remote rispetto ai luoghi d’origine (il tulipano nasce in Asia, ma oggi la sua capitale è l’Olanda; le patate sono un tubero originario del Sudamerica, ma oramai si trovano comunemente in tutti i continenti) e, ciò che più conta, migliorata al punto da creare sempre nuove specie più resistenti agli agenti esterni – dal maltempo agli insetti infestanti – e rendere in tal modo queste piante sostanzialmente inestinguibili. Il giornalista e professore Michael Pollan affronta un’inchiesta su questi argomenti, scendendo sufficientemente in profondità e seguendo le tracce del suo libro omonimo; la regia del lavoro è di Michael Schwarz, documentarista che in seguito collaborerà ripetutamente con Pollan. Fra immagini di repertorio, interviste ad hoc a esperti e puntualizzazioni dello stesso Pollan c’è posto anche per la voce off di Frances McDormand, che guida lo spettatore attraverso questo quadruplo viaggio nelle straordinarie manipolazioni umane della natura. C’è qualche accenno appena sulle modificazioni genetiche (peraltro con riferimenti alla spietata Monsanto come se fosse invece un’azienda all’avanguardia che pensa innanzitutto al bene della Terra e degli esseri umani) e, sostanzialmente, pochi riferimenti a questioni etiche o morali, ma l’excursus storico è preciso e ben argomentato. 5,5/10.

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