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L'estate di Kikujiro

Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su L'estate di Kikujiro

di AndreaVenuti
10 stelle

L'estate di Kikujiro è un film giapponese del 1999; ideato, scritto, montato e diretto da Takeshi Kitano con le musiche di Joe Hisaishi.

 

Sinossi: Il piccolo Masao vive con la nonna in un quartiere periferico di Tokyo; suo padre dicono sia morto poco dopo la sua nascita, mentre sua madre senza una reale motivo, un giorno lo abbandona.

L'estate si avvicina ed il piccolo dopo aver scoperto casualmente il luogo in cui vive sua madre, decide di andarla a trovare.

Un amico di famiglia, tale Kikujiro (Takeshi kitano), poco affidabile e dal comportamento altamente borderline decide di accampagnarlo in veste di "tutore" in questo particolare viaggio...

Dopo l'enorme successo internazionale di Hana-Bi, pubblico e critica si aspettavano dal genio di Kitano un ulteriore aggiornamento dello yakuza-eiga ma come spesso succede in certi casi, il vero artista è colui che spiazza tutti con una bomba ad orologeria.

 

Kitano ritorna a calcare le platee internazionali (film in concorso al 56° Festival di Cannes) con un road movie assolutamente atipico e pur presentando alcune chiare allusioni a capolavori del genere come Il Monello di Chaplin, Alice nelle città di Wenders o Paper Moon di Bogdanovich, l'opera di Kitano appunto come una bomba esplode improvvisamente prendendo strade completamente diverse dal genere di partenza, richiamando invece un certo cinema "passato" del regista giapponese, dalla comicità demenziale televisiva al suo yakuza eiga.

 

L'estate di Kikujiro è dunque un film molto più complesso di quanto sembra, proponendo addirittura delle novità interessanti al genere in quanto il ragazzino protagonista non trae, almeno ad una prima analisi, nessun reale vantaggio dal viaggio bensì vivrà una serie di sciagure come un tentativo di stupro, fino alla tragica scoperta della nuova vita della madre.

Sequenza dolorosissima  poichè la donna si è rifatta una nuova vita e famiglia e questo significa aver abbandonato definitivamente il suo primogenito equiparabile quindi una sorta di vestito vecchissimo da buttare nel bidone della spazzatura ed il tutto ha colpito profondamente anche il cuore del burbero ed anarchico Kikujiro che proverà a consolare il piccolo in tutti i modi, riuscendoci in parte e proponendosi incredibilmente come una figura "paterna" fuori da ogni schema.

In precedenza si accennava allo spirito sovversivo del personaggio di Kitano, un soggetto memorabile che incarna alla perfezione tanto cinema e televisione kitaniana; dunque aspettatevi sequenze impulsive e demenziali oppure tremende scazzottate con balordi o pericolosi yakuza. 

 

Kikujiro è un personaggio ambiguo, tutto tranne che una figura matura in grado di badare ad un bambino ed infatti la prima tappa del loro viaggio sarà ad un centro scommesse.

Incredibile anche un loro precedente incontro; l'uomo con sua moglie assistono ad un atto di bullismo subito dal piccolo Masao dove alcuni bulli provono a rubargli i soldi della merenda ma non ci riescono grazie all'intervento repentino dei due adulti. La donna è sdegnata dall'attegiamento dei giovani, mentre Kikujiro reagisce con più veemenza minacciandoli, tuttavia dopo aver ripreso i soldi non li restituisce al bimbo ma a sua volta prova a metterseli in tasca, furto sventato dalla stessa moglie che dopo averlo rimproverato ridarà i soldi al bimbo.

 

Kikujiro con il proseguo del viaggio si scopirà essere un personaggio misterioso, il suo vistoso tatuaggio sulla schiena è di chiara derivazione yakuza ma per qualche strano motivo è stato cacciato e vive malissimo questa sua condizione di esule e risponderà sempre con violenza a tutti coloro che lo ignoreranno.

Questo attegiamento probabilmente è un riflesso alla forte alienazione presente nella società giapponese ed infatti durante il viaggio saranno molti a non aiutare i nostri due "eori" mentre coloro che si fermeranno in soccorso si riveleranno essere una sorta di emarginati sociali (e sono i più buoni e puri d'animo); a tal proposito emblematico il personaggio del poeta, uomo sensibile ed intelligente che vive alla giornata in solitaria, isolato da tutti.

 

Notevole anche la caratterizzazione di Masao; bimbo disilluso ed triste ma pur sempre bambino quindi basterà stargli vicino e renderlo partecipe affichè si senta felice, come conferma il delicato finale con Masao che dopo aver chiesto il nome del suo accompagnatore e nuovo amico (ha viaggiato con uno sconosciuto; geniale Kitano) lo ringrazia, e di tutta risposta un felice Kikujiro lo "manda" a casa -e di corsa- dalla nonna.

L'estate di Kikujiro è contraddistinto da una struttura narrativa molto particolare; il film è essenzialmente diviso in capitoletti introdotti da una sorta di video cartolina alla Robert Cahen (pensiamo a Cartes Postales Video) ma invece che un determinato paesagio troveremo un'anticipazione di una scena che vedremo poi in seguito.

 

Il viaggio permette al regista di rappresentare un quadro incredibilmente variegato e diversificato dell'umanità dove emerge tuttavia il suo sguardo pessimista; dunque nel film non macheranno ubricahi, bulli, guidatori scellerati, giocatori incalliti, genitori assenti, autisti scortesi, vecchi stupratori e yakuza violenti.

A questa carrellata di personaggi negativi si alternano outsider bizzari ma dal cuore d'oro come la coppia di artisti di strada, un direttore d'albergo, il "poeta" oppure i due motociclisti denominati "il pelato" ed "il ciccione".

Il film è incredibile anche per la rappresentazione di situazione clamorosamente antitetiche.

Kitano passa con nonchalanche, senza risultare banale, da sequenze comico-scatologiche innescate dall'incontro con un contadino che non sa bene quale sia il suo mestiere (l'incredibile Beat Kiyoshi, vecchio compagno di merende di Kitano con il quale ha condiviso il palcoscenico per molto tempo) arrivando a scene umaniste e maliconiche.

Pensiamo a quando Kikujiro, staccatosi dal gruppo di strambi amici, si reca a trovare l'anziana madre "ospite" in una casa di riposo; la donna è in uno stato di semi-incoscienza e sembra aspettare la morte. Il figlio è ovviamente dispiaciuto nel vedere la propria madre in quelle condizioni tuttavia si rifuta di incontrala poichè prova vergogna e rimorso per aver mandato sua madre in quel luogo.

 

Arrivati a questo punto è doveroso spendere due parole sull'ottima la regia, segnata da una serie di chicche tipiche di Kitano.

Nel film ci saranno una serie di scazzottate e tutte saranno contraddistinte dall'uso del fuori campo e dell'ellissi, tranne una: Kikujiro sta per litigare con un autista, i due inizialmente in primo piano si allontanano dal centro dell'immagine (la macchina da presa rimane fissa) ed iniziano a discutere in prossimità di un camion (in netta profondità di campo) qui iniziano a litigare ma non riuscimo a vederli non perchè sono fuori campo ma sono semplicmente nascosti dietro al camion (una sorta di falso fuori campo).

 

Kitano gioca bene anche con il montaggio parallelo utilizzandolo come meccanismo atto a creare un effetto comico un po' "malsano"; in una sequenza una donna parla con la nonna di Masao dicendo che porterà sua nipote in vacanza con lei, permettendo al piccolo di divertirsi tuttavia nel mentre della conversazone il bimbo è in compagnia di Kikujiro e si trova a scommettere sui ciclisti in un centro scommesse.

 

Un altro marchio di fabbrica sono i campi lunghissimi, utilissimi a trasmettere il profondo senso di solitudine dei protagonisti, oppure l'uso simbolico di alcuni paesaggi come il mare.

A livello di regia bellissime anche le carrellate orizzontali ad inizio film sul quartiere di Asakusa che terminano con il campo totale su Kaminarimon (porta d'ingresso alla zona del tempio)

 

Nota di merito anche per le sequenze oniriche surreali, una sorta di trasfigurazione di momenti drammatici e reali vissuti dal piccolo Masao.

Nel film troviamo inoltre alcuni chiari rimandi autobiografici, dal nuovo amore di Kitano verso la pittura (i disegni pastellati nei titoli di testa sono realizzati da Kitano) fino ad arrivare al padre (si chiamava Kikujiro) oppure alla già citata amicizia con Beat Kiyoshi.

 

L'estate di Kikujiro è un film estremamente stratificato, una delle opere più ambizione del maestro Kitano ma clamorosamente snobbato dalla critca.

Capolavoro unico ed inimitabile.

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