Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Takeshi Kitano è stato uno dei più importanti cineasti degli anni Novanta. Punto. Verso la fine del decennio, dopo aver conquistato anche il pubblico e la critica occidentale con "Hana bi", forse la sua opera più compiuta, Kitano si concede un film di tono piuttosto diverso, apparentemente anomalo, che dimostra la sua versatilità stilistica e narrativa. Non avrei mai pensato che il suo tipico personaggio stralunato, laconico e un po' folle avrebbe potuto reggere un film in compagnia di un bambino, e invece qui l'accoppiata funziona egregiamente, riportando alla memoria il Chaplin di "Il monello" in una chiave più malinconica e tendente a toni elegiaci. Kitano struttura il film come un road-movie episodico, si fa prendere dal gusto della digressione come Godard (anche se lui nega l'ispirazione dal regista francese), visivamente è ancora in grado di elaborare sequenze affascinanti con invenzioni figurative di rilievo. È uno dei suoi film meno violenti e più armoniosi, anche se il peso della solitudine si fa spesso sentire sia per Kikujiro che per il piccolo Masao, entrambi alle prese con famiglie disfunzionali. Kitano era ancora in una fase di grande creatività che sarebbe poi culminata nel bellissimo "Dolls". Peccato che poi si sia perso per strada. Menzione d'onore per le musiche di Joe Hisaishi, collaboratore fisso del regista, con il tema musicale "Summer" che è diventato piuttosto famoso anche al di fuori del film. In un'ideale antologia di film sul tema dell'amicizia maschile non può mancare.
Voto 8/10
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