Espandi menu
cerca
L'estate di Kikujiro

Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film

Recensioni

L'autore

cheftony

cheftony

Iscritto dal 2 marzo 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 100
  • Post 6
  • Recensioni 471
  • Playlist 14
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su L'estate di Kikujiro

di cheftony
9 stelle

 

Signore! Signore, ma tu come ti chiami?”

Kikujiro, scemo! A casa di corsa!”

 

 

 

 

Masao (Yusuke Sekiguchi) è un bambino paffutello e sgraziato, che vive a Tokyo con la nonna e non ha mai conosciuto i suoi genitori, salvo poi rinvenire in casa una foto e un indirizzo che possano finalmente condurlo a ritrovare la mamma.

L'estate è appena cominciata: Masao, vittima di piccoli gesti di prevaricazione all'interno del suo quartiere, lascia tutto per partire alla ricerca, di nascosto dalla nonna; certo, non ha considerato granché il fatto che la sua meta sia Toyohashi, città sul mare distante 300 km da Tokyo. Fortunatamente per lui, i vicini di casa Kikujiro (Takeshi Kitano) e la sua decisa moglie (Kayoko Kishimoto) stabiliscono che sarà proprio Kikujiro ad accompagnare il piccolo.

Il viaggio ha inizio all'insegna del tragicomico: il burbero e riluttante Kikujiro si gioca tutti i soldi alle corse, ritrovandosi costretto a proseguire a piedi o tramite forti intimidazioni, che, insieme al tatuaggio che gli copre l'intera schiena, rivelano con molta probabilità la sua appartenenza alla yakuza.

Ma quel mondo resta lontano da Masao, che piano piano scopre di poter vivere un'estate del tutto peculiare con quello strano signore; attraverso l'autostop, i due conoscono un sacco di bizzarre persone che aiutano Kikujiro ad improvvisare giochetti infantili per distrarre il bambino dalla malinconia e dalla solitudine che effettivamente pervadono le vite di tutti. Diventa così un viaggio di angeli adulti, altruisti e disincantati, con un angioletto bambino, che può così andare oltre i suoi incubi e continuare a correre spensierato...

 

 

Non c'è che da arrendersi all'evidenza: Takeshi Kitano ha un talento esagerato.

L'estate di Kikujiro”, datato 1999 e dunque immediatamente successivo al cupo “Hana-bi”, segna una piccola svolta nel suo cinema, nel quale va stavolta ad unire l'ormai consolidato e ombroso personaggio membro della yakuza all'umorismo (anche un po' demenziale e slapstick, di tanto in tanto) che contraddistingueva i suoi esordi cabarettistici e televisivi. Non c'è una significativa alternanza di registri, bensì una latente compresenza di dramma dell'alienazione e di fanciullesca serenità, pesantemente accentuata dalla debordante e centrata colonna sonora di Joe Hisaishi e da una fotografia “pastellosa”.

Dove il Kitano attore ha qualche limite (nel '94 ha avuto un'operazione di plastica facciale in seguito ad un incidente in moto), interviene l'intelligenza del Kitano sceneggiatore e regista, che ritaglia per se stesso un ruolo strano, in bilico, in discussione, più loquace dei suoi consueti alter ego su schermo. Inoltre il piccolo Yusuke Sekiguchi gli dà man forte con grande spontaneità, così come tutte le effimere spalle comiche incontrate lungo la loro avventura on the road.

Sono presenti anche altri motivi ricorrenti del cinema di Kitano, come il ruolo enorme e contemplativo del mare e la fissità delle riprese, ma c'è anche da dire che, a tal proposito, il buon 'Beat' Takeshi si lancia in una serie di inquadrature ardite e di divagazioni oniriche spettacolari, arricchendo l'insieme e fornendo una prova pressoché totale.

Delicato, trasognato e al contempo diretto, quasi crudo: “L'estate di Kikujiro” è un film delizioso e mai stucchevole.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati