Regia di Garry Marshall vedi scheda film
L’alchimia, die- ci anni dopo “Pretty Woman”, funziona ancora: Richard Gere, un po’ invecchiato, con le rughe d’espressione e i capelli grigi, un po’ meno pimpante, con qualche ferita nello spirito, e Julia Roberts, infagottata in tute da operaio, con la faccia trionfalmente irregolare che denuncia anche un’irregolarità dell’anima, sono ancora la coppia “reale” della commedia americana. Hanno spirito, sex appeal e quel tanto di aggressività reciproca che rimanda alle coppie “storiche” della commedia. E anche la storia di “Se scappi, ti sposo” (il reporter disilluso e la sposa eternamente in fuga che si incontrano, si detestano e finiscono per innamorarsi) potrebbe funzionare, nonostante la prevedibilità del suo sviluppo e del suo finale. Quel che pare però essersi perso è la qualità “matematica” della confezione, la scansione dei tempi che non molla lo spettatore per un istante, la logica di ferro della sceneggiatura. Pare che a Hollywood sia diventato sufficiente rimettere insieme sullo schermo due divi, abbozzare una storia, scritturare dei bravi caratteristi, e lasciare che le cose corrano. Ma la sceneggiatura è, dopo le prime battute, farraginosa e Garry Marshall non ha più la verve di “Pretty Woman” o la malinconia di “Paura d’amare”.
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