Regia di Bruno Dumont vedi scheda film
Ogni tanto capita (a me è capitato) di trovarsi davanti delle persone in divisa, magari con una pistola al fianco, riguardo alle quali viene spontaneo domandarsi come abbiano fatto ad ottenere quel posto di lavoro. Penso che il dubbio nasca anche di fronte al poliziotto Pharaon De Winter (Emmanuel Schotté), chiamato a risolvere il caso di un turpe ed efferato delitto avvenuto in una cittadina delle Fiandre (estremo nord della Francia). Dumont sembra suggerire che lo stato di straniamento psicologico ed esistenziale in cui vive l'investigatore sia dovuto ad un trauma familiare sofferto in passato, ma il suo atteggiamento apatico ai limiti dell'autismo nei confronti della vita (interrotto da qualche breve momento in cui Pharaon si trova a stretto contatto con la natura) resta sconcertante.
È stato scritto che anche Pharaon sarebbe un altro Cristo (in riferimento al protagonista del film precedente di Dumont, L'età inquieta), testimone impotente delle crudeltà del mondo, ma, per accreditare questo personaggio come martire, manca per l'appunto il sacrificio e gli fa inoltre difetto l'innocenza, anche in considerazione del fatto che assiste con una certa (pur apatica) voluttà agli amplessi rabbiosi della vicina di casa Domino con il suo compagno Joseph.
Per essere un poliziotto, infine, Pharaon se ne frega un po' troppo delle indagini, salvo imboccare una falsa pista che lo conduce in Inghilterra, non riuscendo a comprendere che il vero assassino gli gironzola sotto il naso.
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