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L'umanità

Regia di Bruno Dumont vedi scheda film

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L'autore

Badu D Shinya Lynch

Badu D Shinya Lynch

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La recensione su L'umanità

di Badu D Shinya Lynch
10 stelle

 

Purificazione della visione

 

"E' il modo più giusto per rappresentare la realtà umana, senza fare commenti. Il male è rappresentato così com'è senza interpretazioni o giudizi morali. Spero e penso che lo spettatore sia capace di affrontare i personaggi e le situazioni che rappresento, anche nella loro crudezza. Io non devo trasformare i personaggi in degli eroi. I film in cui l'eroe è una brava persona non hanno un valore, sono solo un divertimento. Il mio cinema è come un vaccino, un veleno. Io lo inietto così lo spettatore impara a difendersi. E' il male, come in Euripide o in Sheakspeare in cui è il male l'eroe, il protagonista."

- Bruno Dumont -

 

Miracoli dumontiani.

Gli opposti convergono nella concretezza di uno sguardo, di un gesto indecifrabile. La trascendenza diventa palpabile, umana. L'Humanité. Squarci di vita e di morte che si sfiorano, si osservano, si penetrano. Nel Cinema tutto è possibile : esso funge da lente d'ingrandimento, rendendo tangibili e visibili le minuscole particelle di Inspiegabile - impercettibili all'uomo nell'abituale Realtà -, presenti negli esseri viventi, nel mondo. Aumenta il volume di ciò che viene considerato inavvertibile, mette lo spettatore allo stesso livello della soprannaturalità. Ogni cosa è consacrata, divina. Il Cinema ghermisce l'incomprensibile quotidiano, lo ingrandisce e lo rende illuminato. Ogni cosa diventa indistruttibile, anche il più piccolo frame. L'interpretazione inizia il suo percorso senza mai giungere al traguardo. Lo spettatore viene violentato, deflagrato. La decodificazione filmica è entrata in loop - eterno stimolo, meraviglioso. Libertà. Liberi di credere nel miracolo cinematografico ; quello esistenziale, quello che unisce gli estremi, che abbraccia il Bene e il Male. Non c'è più distinzione, tutto risplende oltre la razionalità, oltre Dio, oltre Satana. I vecchi e slabbrati significati spariscono, lasciano spazio a nuove accezioni ancestrali. Rinasce il Senso, lo spettatore, l'occhio. I Nomi si cancellano, bruciano nei loro concetti vincolanti, nella loro infernale distinzione : sesso, amore, bene, male, uomo, donna, innocente, colpevole, vita, morte, angeli, demoni ; tutto confluisce nell'emozione umana del singolo individuo, nell'Humanité di Pharaon. Il protagonista del film è la viva rappresentazione della concretezza del mistero. Dumont ha dato vita all'inspiegabile; gli ha dato un volto, un carattere, un respiro affannoso. Pharaon è il [vero] mistero vivente che unisce gli opposti; in lui è racchiusa la totalità del miracolo, la possibilità dell'impossibile; lui è la trasversale manifestazione della sacralità della natura, del peccato, dell'innocenza, della brutalità, della passione. Lui è l'immenso individuo in tutta la sua umanità. Commiserazione arcaica. In quest'opera avviene la totale interruzione di ogni sentenza morale. Chi è realmente il poliziotto? E' forse un Cristo redentore, un Giuda traditore. Un colpevole, un innocente. Assorbe sulle proprie spalle i delitti commessi dagli altri, o semplicemente confessa i propri sbagli? Sta al pubblico - che si fa carico, insieme a De Winter, di una sofferenza impenetrabile, di un'inquietudine enigmatica - (non) trarre le sue (impossibili) conclusioni. Pharaon può fare tutto, Dumont ne è consapevole; perché tutto può fare il Cinema, lo spettatore. Può liberare, esorcizzare, contaminare - (ri)pulire la percezione spettatoriale, decontaminare lo sguardo. Ecco la trascendenza filmica, il bacio cinematografico che Dumont e l'arte danno al pubblico. Outside Satan, Stellet Licht. Catarsi. Bisogna avere fede nella settima arte, il regista ce lo suggerisce in maniera subliminale, leggera, fluttuando solo di pochi centimetri. Si può scegliere : credere o meno, accettare di vedere o rifiutare la visione. Lo spettatore può decidere di sacrificarsi, può elevarsi, levitare anche lui insieme all'umanità. Infine spogliarsi, trascendersi, è andato oltre, udire suoni liberatori, campane catartiche, necessarie per mistificare l'esperienza. (HorsSatantango.

L'Humanité è un "capolavoro pericoloso", implosivo ; un'opera meravigliosa, sublime e imperfetta. La pellicola più filosofica-dumontiana dell'intera filmografia del regista francese. Pietà Poesia.

 

"Il sentimento della compassione è quello più primitivo, quello maggiormente in grado di portarci verso gli altri, l'origine vera della morale. Il mio scopo era quello di dare una forma, una rappresentazione, a questo sentimento. Suscitare compassione nella mente dello spettatore."

 

Piccoli miracoli crescono dentro di noi

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