Regia di Mike Figgis vedi scheda film
Se vi immaginate l’Eden come nella pubblicità dello shampoo accomodatevi. Questo è il vostro film e c’è pure il cavallo bianco dalla folta criniera. Quello di Figgis è un paradiso politicamente corretto, con un Adamo nero e una Eva bianca: manca il marchio dei maglioni (United Colours of...) ma fa lo stesso. Metafora: nell’Inghilterra moderna e contemporanea si susseguono confuse storielle di uomini e donne che forse quella purezza messa in gioco dalla mela non hanno mai saputo cosa fosse. Il regista pontifica con le sue languide dissolvenze incrociate: ogni quadro vale un’immagine dell’”Intervallo” Rai, con il pianoforte al posto dell’arpa. C’è pure un agghiacciante “doppio sogno” che ha messo in subbuglio le tombe di Freud e Schnitzler. Loro si rivoltano, noi pure. E per far dire a qualche spettatore "però Figgis gira bene", l’astuto regista accumula tutto lo scibile cinematografico: ralenti, accelerazioni, il peggio di Winterbottom (fotografia sciatta di maniera), macchina da presa a mano, steady cam... Così, alla rinfusa. Lui ha pure vinto un Oscar come miglior qualcosa, ma le stelle stanno decisamente a guardare. Perplesse.
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