Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
Spassoso ma deludente (rispetto ai precedenti di Ostlund)
Palma d'Oro al Festival di Cannes 2022, questo film del regista svedese Ruben Östlund è, diciamolo subito, al sotto dei sui capisaldi che sono stati Forza Maggiore e The Square. Anche stavolta ci conduce con ironia e lucidità nelle follie dei nostri corti circuiti esistenziali. Stavolta prende di mira gli stereotipi della bellezza, il potere degli influencer, la cafonaggine dei ricchi, il ribaltamento dei ruoli sociali. Peccato però che trascenda spesso nei cliché se non nel banale, come nella sconclusionata scena del contraddittorio fra ubriachi su socialismo e capitalismo. Troppo diretto e immediato il messaggio, per questo il risultato appare superficiale. Non mancano pregevoli momenti che vengono raccontati nei tre episodi, come ad esempio il colloquio iniziale al ristorante di una giovane coppia assolutamente delizioso sul sessismo e gli stereotipi ad esso collegati, le ironie e le allegorie sono copiose, ma il tutto segue binari assai prevedibili, sembra che il regista abbia voluto vincere facile stavolta. Anche il finale è, seppure aperto, molto debole, non aggiunge nulla ad un film molto godibile ma che non convince fino in fondo almeno per l’aspettativa che c’era per un regista talentuoso come Ostlund. Ma non è che Ostlund volesse davvero questo? Proporci un film leggero, quasi umoristico, talvolta l’unica strada per obbligarci a riflettere sulle nostre inconsistenze? Potrebbe essere, ma il Leone d’Oro ci è parso esagerato lo stesso.
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