Östlund tenta la via della satira delle disuguaglianze sociali, tuttavia tuttavia gli viene fuori una farsa indigesta con personaggi - macchiette che si abbassa troppo spesso alla sguaiata grossolanità del cinepanettone, indulgendo in scene di vomito e in inquadrature di liquami che erompono dalle toilette.
75° FESTIVAL DI CANNES 2022 - IN CONCORSO
Il "triangolo della tristezza" è quello che durante un casting uno stilista consiglia ad un modello di distendere, alludendo ad uno spazio sulla fronte in grado di modificare l'espressione.
Il modello poi battibecca con la fidanzata influencer su chi debba pagare il conto del ristorante, se lui per mera adesione ai ruoli di genere o lei in qunato guadagna di più, rendendosi conto di quanto il denaro sia un argomento difficile e imbarazzante da discutere.
Nessuno dei due comunque paga quando ritroviamo la coppia a bordo di una crociera di lusso popolata da annoiati super-ricchi assistiti da un equipaggio coordinato dalla inflessibile Paula, mentre non si riesce a far uscire dalla sua cabina il capitano (Woody Harrelson) .
Una disastrosa cena col capitano è disturbata dal mare grosso che induce gli ospiti all'indisposizione di stomaco. Fino al naufragio su un'isola deserta, dove la sventura mette in improvvisa posizione di forza una donna delle pulizie filippina, unica a saper pescare e cucinare, e quindi decisa a far valere i privilegi connessi al suo nuovo ruolo.
Östlund tenta la sua pellicola di critica sociale alle disuguaglianze e di satira della sfacciataggine della classe dei privilegiati. Ironizza sulle marche di moda che se economiche realizzano campagne con modelli sorridenti mentre le più costose sono pubblicizzate da modelli accigliati (in questa introduzione sul vacuo ambiente fashion il film sembrava promettere bene). Prende in giro i nuovi arricchiti del mondo degli influencer, che si fotografano con una forchettata di spaghetti che non mangeranno.
Tuttavia i suoi personaggi non vanno più in profondità di semplici macchiette, il discorso sociale è condotto con semplicismo (il confronto tra il miliardario russo ipercapitalista e il capitano della nave americano e marxista) e con sguaiata grossolanità, indulgendo in scene di vomito indotto dal mal di mare e in inquadrature di liquami che erompono dalle toilette.
Nonostante strappi fragorise risate al pubblico in sala alle proiezioni del Festival, ho trovato il suo umorismo stantio e rozzo, ridotto a gag su fluidi corporali che ci aspetteremmo di trovare in cinepanettone di Boldi & De Sica. Il suo tentativo di farsa- denuncia sociale è, anche in virtù della durata esagerata, un mattone pesante ed indigesto.
Östlund si conferma con Triangle of Sadness un regista sopravvalutato ma furbo, abile a costruire film mediocri in modo da illudere il pubblico di trovarsi di fronte ad un'opera satirica brillante e intelligente.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta