Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
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Ostlund è fra i più diligenti figliocci occidentali di Bong Joon-ho e palesa una naturale assimilazione della lezione di Von Trier (Il Grande Capo), ma il suo resta un cinema "dimostrativo" (Bocchi). Buona la parte sullo yacht (Harrelson gigione irresistibile), ordinaria eppur sempre godibile, nel ribaltamento dei ruoli di genere quella sull'isola.
commento di Inside manLove Boat. Mare, profumo di mare...
commento di moviemanNon perdetevi questo piccolo gioiello.
commento di albiclaNel mare di merda dei borghesi aristocratici capitalisti si salva il capitano ubriacone che li manda tutti a fare in cu.... Intelligente tanto quando troppo pudico. Harris Dickinson sempre più bravo. Harrelson sempre più impegnato e da applausi.
commento di scapigliatoOstlund si diverte a provocare tirando pallate a destra e a manca con questo film di buon ritmo che mai annoia. Critiche sociali esplicite sebbene al politicamente imposto non si possa sgarrare altrimenti non ti fanno neanche produrre e così nella confusione chi ne esce peggio è il maschio bianco. Comunque buono.
commento di bombo1Il film migliore del regista, a mio parere. Non c'è pietà, verso questi ricconi.
leggi la recensione completa di tobanisSi parte dal mondo della moda e delle passerelle, si continua a bordo di uno yacht lussuoso, si finisce su un'isola (forse) deserta su cui la lotta per la sopravvivenza ribalta la società contemporanea in cui la cultura dell'immagine e del consumo hanno portato ad una crescente disparità tra le classi sociali.
leggi la recensione completa di daveperCommedia dissacrante sui ricconi snob. Qualche lungaggine di troppo appesantiscono il film.
commento di gruvierazUn film costruito sulla satira...piacevole e lungo,mi ha lasciato un po' perplesso ma va' visto.
commento di ezioIl modello di vita occidentale,ormai globalizzato,finisce per condizionare bisogni e desideri trasversalmente alle classi sociali ed alle provenienza culturale.La smania di possesso e la brama di potere sono armi a doppio taglio che generano solo solitudine e infelicità.La scelta etica del finale aperto è un marchio di fabbrica dell'autore svedese.
commento di maurizio73Film chic fatto per compiacere il pubblico che si comporta come i personaggi. È, inoltre, di una banalità imbarazzante, finta cattiveria spuntata, interminabile. L'ultima sezione di racconto è una storia stra-vista e prevedibile, con punte di cattivo gusto volgare. Cannes sta prendendo cantonate una dietro l'altra con opere puerili.
commento di r.237Spassoso ma deludente (rispetto ai precedenti di Ostlund)
leggi la recensione completa di siro17I vari personaggi che sembrano così differenti tra loro e ben inquadrati nei "piani alti e piani bassi" (cfr. Gosford Park di Robert Altman), in realtà condividono molto più di quanto credono: una profonda, ineluttabile solitudine. E allora non ci resta che gridare tutti insieme: "IN DEN WOLKEN!". Sperando che qualcuno ci ascolti. Voto: 7,5
leggi la recensione completa di andenkoNon tutto funziona perfettamente, soprattutto nei toni e nell'equilibrio della narrazione, ma è raro di questi tempi trovare un film che osi muovere una critica così radicale e dissacratoria al capitalismo e alle sue derive ideologiche più parossistiche e marcescenti. Una giostra di assurdità all'insegna di un'ironia spesso geniale. Voto 7,5
commento di rickdeckardÖstlund descrive per sottrazione ed eccede nel narrare. Alcuni colpi vanno a segno. Ma l'analisi confusa, che scomoda "Il signore delle mosche", irrita piuttosto che graffiare. Le vere scialuppe sono Harrelson (qui per fini di marketing) e la compianta Dean.
commento di DaltonCon questo film per la terza volta Ruben Östlund riceve un ambitissimo riconoscimento a Cannes: nel 2014 Forza Maggiore ebbe il premio Un certain Regard; The Square nel 2016 ebbe la Palma d'oro, così come quest'anno Triangle of Sadness. A Cannes, evidentemente, questo regista svedese piace molto.
leggi la recensione completa di laulillafra le aspettative create dalla palma e il rimestare temi già affrontati nel passato dal regista, si vende male un opera di per sé (s)gradevole al punto giusto, comunque intesa a dire qualcosa sulla vanità del mondo che ci gira attorno
commento di carloz5Östlund tenta la via della satira delle disuguaglianze sociali, tuttavia tuttavia gli viene fuori una farsa indigesta con personaggi - macchiette che si abbassa troppo spesso alla sguaiata grossolanità del cinepanettone, indulgendo in scene di vomito e in inquadrature di liquami che erompono dalle toilette.
leggi la recensione completa di port cros