Carl e Yaya, una coppia di modelli, vivono l'entusiasmo della Settimana della Moda di Milano prima di partire per un'esclusiva crociera a bordo di uno yacht nei Caraibi. Mantenuta in maniera impeccabile, l'imbarcazione è pilotata da un capitano di mare marxista e stravagante. La vacanza prende però una piega del tutto inattesa a causa di diversi eventi che si susseguono, da un'intossicazione alimentare a un attacco di pirati. Giunti su un'isola deserta, Carl, Yaya e i pochi altri passeggeri sopravvissuti dovranno abituarsi a vivere sotto le regole di un nuovo leader di gruppo: una cameriera filippina di mezza età.
Ostlund è fra i più diligenti figliocci occidentali di Bong Joon-ho e palesa una naturale assimilazione della lezione di Von Trier (Il Grande Capo), ma il suo resta un cinema "dimostrativo" (Bocchi). Buona la parte sullo yacht (Harrelson gigione irresistibile), ordinaria eppur sempre godibile, nel ribaltamento dei ruoli di genere quella sull'isola.
Nel mare di merda dei borghesi aristocratici capitalisti si salva il capitano ubriacone che li manda tutti a fare in cu....
Intelligente tanto quando troppo pudico.
Harris Dickinson sempre più bravo. Harrelson sempre più impegnato e da applausi.
Ostlund si diverte a provocare tirando pallate a destra e a manca con questo film di buon ritmo che mai annoia. Critiche sociali esplicite sebbene al politicamente imposto non si possa sgarrare altrimenti non ti fanno neanche produrre e così nella confusione chi ne esce peggio è il maschio bianco. Comunque buono.
Si parte dal mondo della moda e delle passerelle, si continua a bordo di uno yacht lussuoso, si finisce su un'isola (forse) deserta su cui la lotta per la sopravvivenza ribalta la società contemporanea in cui la cultura dell'immagine e del consumo hanno portato ad una crescente disparità tra le classi sociali.
Il modello di vita occidentale,ormai globalizzato,finisce per condizionare bisogni e desideri trasversalmente alle classi sociali ed alle provenienza culturale.La smania di possesso e la brama di potere sono armi a doppio taglio che generano solo solitudine e infelicità.La scelta etica del finale aperto è un marchio di fabbrica dell'autore svedese.
Film chic fatto per compiacere il pubblico che si comporta come i personaggi. È, inoltre, di una banalità imbarazzante, finta cattiveria spuntata, interminabile. L'ultima sezione di racconto è una storia stra-vista e prevedibile, con punte di cattivo gusto volgare. Cannes sta prendendo cantonate una dietro l'altra con opere puerili.
I vari personaggi che sembrano così differenti tra loro e ben inquadrati nei "piani alti e piani bassi" (cfr. Gosford Park di Robert Altman), in realtà condividono molto più di quanto credono: una profonda, ineluttabile solitudine.
E allora non ci resta che gridare tutti insieme: "IN DEN WOLKEN!". Sperando che qualcuno ci ascolti.
Voto: 7,5
Non tutto funziona perfettamente, soprattutto nei toni e nell'equilibrio della narrazione, ma è raro di questi tempi trovare un film che osi muovere una critica così radicale e dissacratoria al capitalismo e alle sue derive ideologiche più parossistiche e marcescenti. Una giostra di assurdità all'insegna di un'ironia spesso geniale. Voto 7,5
Östlund descrive per sottrazione ed eccede nel narrare. Alcuni colpi vanno a segno. Ma l'analisi confusa, che scomoda "Il signore delle mosche", irrita piuttosto che graffiare. Le vere scialuppe sono Harrelson (qui per fini di marketing) e la compianta Dean.
Con questo film per la terza volta Ruben Östlund riceve un ambitissimo riconoscimento a Cannes: nel 2014 Forza Maggiore ebbe il premio Un certain Regard; The Square nel 2016 ebbe la Palma d'oro, così come quest'anno Triangle of Sadness. A Cannes, evidentemente, questo regista svedese piace molto.
fra le aspettative create dalla palma e il rimestare temi già affrontati nel passato dal regista, si vende male un opera di per sé (s)gradevole al punto giusto, comunque intesa a dire qualcosa sulla vanità del mondo che ci gira attorno
Östlund tenta la via della satira delle disuguaglianze sociali, tuttavia tuttavia gli viene fuori una farsa indigesta con personaggi - macchiette che si abbassa troppo spesso alla sguaiata grossolanità del cinepanettone, indulgendo in scene di vomito e in inquadrature di liquami che erompono dalle toilette.
FESTIVAL DI CANNES 75 - CONCORSO Essere=apparire.
Il mondo della moda è uno dei pochi ambiti in cui la donna è più valorizzata dell'uomo. Una coppia di modelli ed influencer si ritrova l'una a godere di questo status privilegiato, e l'altro a subirlo.
Lo stress di quest'ultimo trabocca quando, dopo una cena in un ristorante milanese ove i due partecipano alla settimana… leggi tutto
Prima parte interessante incentrata sul vuoto esistenziale di una coppia di giovani modelli interessati solo ad instagram e ristoranti di lusso, seconda parte meno riuscita dedicata ai capricci di alcuni ospiti russi su una crociera esclusiva (troppi i luoghi comuni), terza parte non riuscita dove si vorrebbe mettere in scena il ribaltamento delle classi sociali a seguito naufragio della nave ma… leggi tutto
Alla fine l'ho chiesto: "che roba è sto triangolo della tristezza?!?" Mi viene detto che si tratta dello spazio tra le sopracciglia, appena sopra il naso, ed io annuisco pensando a quale utilità possa avere per me questo tipo di informazione. Decido di immagazzinarla fino a stesura di un pezzo dedicato a "Triangle of sadness", il nuovo film di Ruben Östlund… leggi tutto
Un gruppo di ricconi si trova a bordo di una crociera di lusso. Quando la nave affonda, uomini e donne si trovano persi su un’isola selvaggia e devono cavarsela con le proprie risorse personali.
Triangle of Sadness mostra la vanità della ricchezza e la vanità dell’essere umano in generale. Non a caso, ad accompagnare i ricconi nel loro viaggio…
Ruben Östlund è ormai una firma riconoscibile del panorama cinematografico europeo e il suo ultimo lavoro non è altro che un consolidamento della sua visione poetica, non privo comunque di novità linguistiche.
Triangle of Sadness ci porta all'interno di una piccola e lussuosa nave da crociera, popolata unicamente dai membri dell'equipaggio e da un ristretto…
Non mi avevano fatto impazzire i due precedenti film che avevo visto di questo regista, Ostlund. Forza maggiore così cosà, cose interessanti e cose meno; The square (che vinse a Cannes) forse anche meno convincente. Questo invece mi è piaciuto: ci sono i ricconi, sempre presenti nei suoi film, sempre educatissimi, ma spesso tonti se non idioti. Ci sono le riprese del…
Satira pungente che culmina in una vomitevole cena col Capitano, una serata di gala scossa da una tempesta violenta che fa soccombere i ricchi ospiti vittime del mal di mare e di attacchi di diarrea. La caotica e folle sequenza mette in ridicolo la classe sociale privilegiata e rappresenta l'apice della depravazione morale, Östlund sembra suggerire una certa compiacenza…
Lui lo sa. Lo sa che il suo film è profondamente divisivo. Lo sa da quando Triangle of Sadness ha generato reazioni scomposte a Cannes, portandosi… segue
Carl (Harris Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean) sono due modelli molto richiesti. Lui vive nell'insicurezza di perdere il suo appeal, lei è un'influencer che cerca sempre di stare sul pezzo. Stanno insieme, ma più dell'amore sembra contare il fatto di apparire come la coppia perfetta. Dopo la settimana della moda di Milano, si ritrovano su uno yacht extralusso per una crociera da…
Due su due a Cannes, per lo svedese Ostlund, con gli ultimi suoi film, "The Square", 2017 e questo "Triangle Of Sadness": Palme d'Oro che hanno fatto discutere ma che, appunto, non riguardano opere neutre, inutili, banali. Ostlund, dopo lo splendido "Forza Maggiore", 2011, opera disturbante come poche, è passato a un Cinema ancora più complesso, stratificato, grottesco, a…
E come ogni fine/inizio anno mi trovo a fare il bilancio dei film che ho gustato nei dodici mesi precedenti alla data di "giudizio". Ricco è stato l'anno trascorso di visioni che hanno ampliato la mia cultura e…
Oltre a essere in vari punti molto divertente, il film è più che un film politico e sul rapporto di forza tra ricchi e poveri (che quindi sarebbe banale e semplicistico): è dall'inizio alla fine uno sguardo, in buona parte pessimista, sulla natura umana, cioè sul desiderio di possesso e sulla lotta per la prevaricazione che sono comuni a tutti (dominati e dominanti),…
Palma d'Oro al Festival di Cannes 2022, questo film del regista svedese Ruben Östlund è, diciamolo subito, al sotto dei sui capisaldi che sono stati Forza Maggiore e The Square. Anche stavolta ci conduce con ironia e lucidità nelle follie dei nostri corti circuiti esistenziali. Stavolta prende di mira gli stereotipi della bellezza, il potere degli influencer, la…
Tempo fa partecipai a una giornata esperienziale in un parco preistorico. Dopo aver armeggiato per ore con legnetti, esche e pietre focaie, compresi che, se fossi nato all'Età della Pietra, l'unica mia speranza di sopravvivenza sarebbe stata: sposare la fuochista del villaggio. Le idee geniali sono destinate a essere copiate e, infatti, è proprio su questa intuizione di fondo…
Carl, giovane modello, è fidanzato con Yaya, influencer e modella a sua volta. Dopo aver partecipato alla settimana della moda di Milano, i due vengono invitati su uno yacht di lusso, per trascorrere una crociera insieme ad altri ricconi, dove la prerogativa della crew, gestita dal primo ufficiale Paula, è accontentare ogni desiderio degli ospiti, esaudire qualsiasi richiesta.…
Prendete Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto, aggiungete una spruzzata di trash in stile L'isola dei famosi, le dinamiche sul modello de Il signore delle mosche e lo humour nero di Parasite: quella che otterrete è l'opera terza di Ruben Östlund, autore di film geniali come Forza maggiore e The Square. Stavolta, però, il regista svedese si perde nella…
C'era una domanda che ci ponevamo mercoledì, all'uscita nelle sale di Black Panther: Wakanda Forever ed era: "ma il pubblico come accoglierà il sequel di un film su un supereroe nel quale - per forza di…
Il film è suddiviso in tre capitoli (girati fra il sud della Svezia e il mediterraneo della Grecia Jonica e dell'isola Eubea) ai quali corrispondono tre momenti diversi, nel tempo e nello spazio, della storia che ha il proprio centro narrativo nella seconda parte: la prima e l'ultima parte ne costituiscono rispettivamente il prologo e l'epilogo.
Nella sua versione non doppiata,…
Carl e Yaya sono giovani, belli e ricchi; entrambi modelli, stanno insieme più per reciproca convenienza che per altro. Carl, tuttavia, si è davvero innamorato e decide di portare Yaya a fare una crociera di lusso per dare una svolta al rapporto. La crociera si rivelerà però un disastro, con un capitano lunatico, un maltempo pesantissimo e persino un attacco…
Alla fine l'ho chiesto: "che roba è sto triangolo della tristezza?!?" Mi viene detto che si tratta dello spazio tra le sopracciglia, appena sopra il naso, ed io annuisco pensando a quale utilità possa avere per me questo tipo di informazione. Decido di immagazzinarla fino a stesura di un pezzo dedicato a "Triangle of sadness", il nuovo film di Ruben Östlund…
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: TRIANGLE OF SADNESS
Dopo la visione di Triangle of Sadness ho capito come mai il Presidente della Giuria, Vincent Lindon lo abbia voluto premiare con la Palma D’Oro.
Perché il film di Ruben Ostlund è la somma, in versione paradossale e grottesca, delle tematiche che l’attore francese ha impersonato nella sua…
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Commenti (18) vedi tutti
Ostlund è fra i più diligenti figliocci occidentali di Bong Joon-ho e palesa una naturale assimilazione della lezione di Von Trier (Il Grande Capo), ma il suo resta un cinema "dimostrativo" (Bocchi). Buona la parte sullo yacht (Harrelson gigione irresistibile), ordinaria eppur sempre godibile, nel ribaltamento dei ruoli di genere quella sull'isola.
commento di Inside manLove Boat. Mare, profumo di mare...
commento di moviemanNon perdetevi questo piccolo gioiello.
commento di albiclaNel mare di merda dei borghesi aristocratici capitalisti si salva il capitano ubriacone che li manda tutti a fare in cu.... Intelligente tanto quando troppo pudico. Harris Dickinson sempre più bravo. Harrelson sempre più impegnato e da applausi.
commento di scapigliatoOstlund si diverte a provocare tirando pallate a destra e a manca con questo film di buon ritmo che mai annoia. Critiche sociali esplicite sebbene al politicamente imposto non si possa sgarrare altrimenti non ti fanno neanche produrre e così nella confusione chi ne esce peggio è il maschio bianco. Comunque buono.
commento di bombo1Il film migliore del regista, a mio parere. Non c'è pietà, verso questi ricconi.
leggi la recensione completa di tobanisSi parte dal mondo della moda e delle passerelle, si continua a bordo di uno yacht lussuoso, si finisce su un'isola (forse) deserta su cui la lotta per la sopravvivenza ribalta la società contemporanea in cui la cultura dell'immagine e del consumo hanno portato ad una crescente disparità tra le classi sociali.
leggi la recensione completa di daveperCommedia dissacrante sui ricconi snob. Qualche lungaggine di troppo appesantiscono il film.
commento di gruvierazUn film costruito sulla satira...piacevole e lungo,mi ha lasciato un po' perplesso ma va' visto.
commento di ezioIl modello di vita occidentale,ormai globalizzato,finisce per condizionare bisogni e desideri trasversalmente alle classi sociali ed alle provenienza culturale.La smania di possesso e la brama di potere sono armi a doppio taglio che generano solo solitudine e infelicità.La scelta etica del finale aperto è un marchio di fabbrica dell'autore svedese.
commento di maurizio73Film chic fatto per compiacere il pubblico che si comporta come i personaggi. È, inoltre, di una banalità imbarazzante, finta cattiveria spuntata, interminabile. L'ultima sezione di racconto è una storia stra-vista e prevedibile, con punte di cattivo gusto volgare. Cannes sta prendendo cantonate una dietro l'altra con opere puerili.
commento di r.237Spassoso ma deludente (rispetto ai precedenti di Ostlund)
leggi la recensione completa di siro17I vari personaggi che sembrano così differenti tra loro e ben inquadrati nei "piani alti e piani bassi" (cfr. Gosford Park di Robert Altman), in realtà condividono molto più di quanto credono: una profonda, ineluttabile solitudine. E allora non ci resta che gridare tutti insieme: "IN DEN WOLKEN!". Sperando che qualcuno ci ascolti. Voto: 7,5
leggi la recensione completa di andenkoNon tutto funziona perfettamente, soprattutto nei toni e nell'equilibrio della narrazione, ma è raro di questi tempi trovare un film che osi muovere una critica così radicale e dissacratoria al capitalismo e alle sue derive ideologiche più parossistiche e marcescenti. Una giostra di assurdità all'insegna di un'ironia spesso geniale. Voto 7,5
commento di rickdeckardÖstlund descrive per sottrazione ed eccede nel narrare. Alcuni colpi vanno a segno. Ma l'analisi confusa, che scomoda "Il signore delle mosche", irrita piuttosto che graffiare. Le vere scialuppe sono Harrelson (qui per fini di marketing) e la compianta Dean.
commento di DaltonCon questo film per la terza volta Ruben Östlund riceve un ambitissimo riconoscimento a Cannes: nel 2014 Forza Maggiore ebbe il premio Un certain Regard; The Square nel 2016 ebbe la Palma d'oro, così come quest'anno Triangle of Sadness. A Cannes, evidentemente, questo regista svedese piace molto.
leggi la recensione completa di laulillafra le aspettative create dalla palma e il rimestare temi già affrontati nel passato dal regista, si vende male un opera di per sé (s)gradevole al punto giusto, comunque intesa a dire qualcosa sulla vanità del mondo che ci gira attorno
commento di carloz5Östlund tenta la via della satira delle disuguaglianze sociali, tuttavia tuttavia gli viene fuori una farsa indigesta con personaggi - macchiette che si abbassa troppo spesso alla sguaiata grossolanità del cinepanettone, indulgendo in scene di vomito e in inquadrature di liquami che erompono dalle toilette.
leggi la recensione completa di port cros