Regia di Domenico Saverni vedi scheda film
Decimo e ultimo capitolo della saga Fantozzi, magari senza una grande trama, voglia d'interpretazione e senza nuove grandi idee, ma gli episodi fanno ridere e divertire tra la goffietà e la sfortuna che perseguita il ragionier Ugo e la "mostruosità" della cugina Ughetta. Consigliata la visione.
Se si vuole essere obiettivi non si può negare che in questo ultimo film della saga di Fantozzi, Villaggio recita con meno voglia rispetto agli altri (sopratutto ai primi, veri capolavori cult che hanno fatto la storia), ma non si può negare la comicità del personaggio che rappresenta in tutte le varie scene/situazioni del film.
In questo decimo capitolo non c'è una vera e propria storia che lega il film dall'inizio alla fine, ma sono più episodi messi insieme col filo conduttore del ragionier Ugo Fantozzi: prima riprende a lavorare e bada al figlio del megadirettore, poi si illude di vincere al Superenalotto combinandone di ogni e lasciando la moglie, causa della non vincita, per trasferirsi in un castello con la signorina Silvani, la quale si farà servire in tutto da Fantozzi. Inoltre ospita la nipotina in casa sua, per cui si travestirà da donna per inseguirla in discoteca e infine, per un caso di omonimia, riceve l'invito e va ad un curioso veglione di Capodanno d'alta classe con la moglie. Tutti episodi magari anche in parte o nella quasi totalità già visti in altre pellicole della saga, ma ogni impresa, o meglio quel che ne esce dall'intento dell'impresa, è di una comicità unica e surreale. Non vi è la figlia Mariangela, ma c'è Uga, la cugina, a mio giudizio ancora più "mostruosa". Immancabili alcune scenette, soprattutto verso la fine, della tipica "commedia all'italiana".
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