Regia di Paolo Costella vedi scheda film
Non è da buttare l'esordio sul grande schermo - destinato a rimanere unicum - dell'irriverente trio televisivo della Gialappa's band; si tratta di una commediola frivola nei contenuti, ma ben ritmata e che punta tutto sul cast, composto interamente da volti piuttosto noti del piccolo schermo, molti dei quali collaboratori, amici e ospiti della Gialappa's nei suoi programmi. La sceneggiatura firmata dal trio e da Enzo Santin, Andrea Salvadore e dal regista Paolo Costella (altro nome legato alla tv) è a tratti imbarazzante per la sua vacuità e per le risoluzioni banali proposte, ma inevitabilmente, visti gli interpreti e le mille possibilità a disposizione, la storia riesce a strappare qualche risata; i momenti migliori in questo senso sono quelli che vedono impegnati Aldo, Giovanni e Giacomo (probabilmente scritti ad hoc da loro stessi e dai loro autori), non a caso relegati in siparietti a parte dal nodo centrale della trama. Sul cast artistico primeggia però la figura del 'grande vecchio' Arnoldo Foà, 83enne in formissima, attorno al quale si trovano attori veri (Gigio Alberti, Paolo Hendel, Giovanni Esposito, Andrea Brambilla - in arte Zuzzurro), altri mediocri (Claudia Gerini, Luciana Littizzetto, Francesco Mandelli, Barbara Snellenburg), qualche simpatica comparsata (giocatori di basket come Pessina e Meneghin, gli amici Gioele Dix e Ale & Franz, le conduttrici tv Alessia Marcuzzi e Barbara D'Urso) e, come detto, una marea di volti noti dello schermo catodico in tutti i restanti ruoli del film: Fabio De Luigi, Maurizio Crozza, Marina Massironi, Ugo Dighero, Bebo Storti, Francesco Salvi, Francesco Paolantoni e molti ancora. Al netto dell'escamotage illogico e non particolarmente elaborato per non mostrare la Gialappa's band, relegandola al commento esterno proprio come nelle trasmissioni del trio (in pratica: i tre monitorano tutti i personaggi tramite degli speciali orologi che indossano; eppure inspiegabilmente vedono tutto ciò che accade, anche attorno ai loro osservati), ma aggiungendo ai pregi la colonna sonora di ottima fattura licenziata appositamente da Elio e le storie tese con guest stars del calibro di Lucio Dalla e Raffaella Carrà (in, rispettivamente, Psichedelia e Presidance), Tutti gli uomini del deficiente può considerarsi per ciò che è: un lavoruccio, ma dal quale traspare tutta l'onestà e la convinzione dell'impegno che lo ha generato. 3,5/10.
Un anziano programmatore hippy sfida 57 suoi omonimi a un gioco un po' virtuale e un po' reale; solo uno vincerà la fortuna messa in palio.
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