Regia di David Kellogg vedi scheda film
Il produttore del film ha tre buone idee: mette gli occhi su un cartone europeo e decide di trasformarlo in un film con attori; sceglie un regista di spot pubblicitari su alcuni degli “oggetti” più popolari e di largo consumo di questo scorcio di secolo; decide che il protagonista, un uomo gentile e poco svelto con la testa e con le mani, per piacere al pubblico americano dovrebbe avere l’ingenuità di James Stewart. Nasce così John Brown, l’uomo che vorrebbe diventare poliziotto e che realizza il suo sogno solo quando, dopo un’esplosione terribile, il suo corpo viene manipolato da una giovane scienziata e si trasforma in una rutilante macchina dotata di accessori e di optional. Un uomo bionico pasticcione e pieno di risorse fantasiose al servizio della legalità. Il cattivo della storia, un divertito Rupert Everett che perduta una mano la sostituisce con un lucidissimo artiglio d’acciaio, crea in laboratorio un feroce doppio dell’eroe e nasce una sfida a colpi di effetti speciali e di gadget. La licenza dell’eccesso, incorporata geneticamente nei cartoon o nelle comiche, avrebbe bisogno di un grande virtuosismo creativo. Sceneggiatori, produttore e regista, invece, non sembrano né virtuosi né creativi.
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